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ROS. Ah, che per me non vi è più rimedio. Il giorno si va avanzando, ed io deggio determinarmi ad un qualche partito. Ottavio è risoluto d’abbandonarmi, e sia la sua o incostanza, o virtù, persiste nel ricusar le mie nozze. Se mi sposo a Pancrazio, perdo per sempre la speranza di conseguirlo; se mi dichiaro di volerlo, rimango miserabile, e Ottavio non vorrà precipitare la sua casa. Dunque, che deggio fare? Ah padre incauto e crudele! Mi lasciasti ricca, con una condizione che mi rende la più miserabile della terra. Ohimè, il dolore, l’affanno... la disperazione... mi sento morire.. (sviene, e quasi precipita dalla sedia)