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Camera di Pancrazio con due porte.
Arlecchino, conducendo Florindo all’oscuro.
ARL. La vegna con mi, e no la s’indubita niente.
ARL. In camera della siora Rosaura.
ARL. L’ha da esser qua, ma non trovo la porta. (cercando la porta)
FLOR. Ci sarà in camera la signora Rosaura?
ARL. Sior no, ma mi l’anderò avvisar.
FLOR. Fa presto... Veggo un lume, nascondiamoci.
ARL. Andemo in camera. (cercandola)
FLOR. È quella? (al lume che vede di lontano, scopre la camera di Rosaura)
ARL. Sior sì, l’è quella: sta luse me fa servizio.
FLOR. Mi celo, per non esser sorpreso. (entra nella camera)
ARL. E mi vad a avvisar siora Rosaura. Ho fat polito. Son un omo de garbo: no merit una Fiammetta, ma diese Fiammette. (parte)