Carlo Goldoni
L'erede fortunata

ATTO SECONDO

SCENA OTTAVA

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SCENA OTTAVA

 

Camera di Pancrazio con due porte.

 

Arlecchino, conducendo Florindo all’oscuro.

 

ARL. La vegna con mi, e no la s’indubita niente.

FLOR. Ma dove mi guidi?

ARL. In camera della siora Rosaura.

FLOR. E dove è questa camera?

ARL. L’ha da esser qua, ma non trovo la porta. (cercando la porta)

FLOR. Ci sarà in camera la signora Rosaura?

ARL. Sior no, ma mi l’anderò avvisar.

FLOR. Fa presto... Veggo un lume, nascondiamoci.

ARL. Andemo in camera. (cercandola)

FLOR. Dove sarà?

ARL. Non lo so.

FLOR. È quella? (al lume che vede di lontano, scopre la camera di Rosaura)

ARL. Sior sì, l’è quella: sta luse me fa servizio.

FLOR. Mi celo, per non esser sorpreso. (entra nella camera)

ARL. E mi vad a avvisar siora Rosaura. Ho fat polito. Son un omo de garbo: no merit una Fiammetta, ma diese Fiammette. (parte)

 

 

 


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