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Beatrice, Florindo, poi Pantalone, poi il servitore
BEAT. Possibile, Florindo mio, che non vogliate principiare a far da uomo?
FLOR. Domandar se vi sono donne, è una ricerca indifferente?
BEAT. Ora non è tempo di barzellette. Mettetevi in serietà.
FLOR. Oh! per serietà non dubitate. Con questi tangheri non mi renderò familiare.
BEAT. Serietà, vi dico, ma non rustichezza. Trattateli con amore. Ebbene, che fanno che non vengono? (a Pantalone che arriva)
PANT. Ghe dirò, Eccellenza; i m'ha dito che i vorria presentarse prima a So Eccellenza el sior Marchese, e che po i sarà da Vostra Eccellenza.
BEAT. Eh! dite loro che vengano senza tante formalità, che siamo qui tutti due, e che risparmieranno una visita e un complimento.
PANT. Ghe lo dirò. (parte, poi torna)
FLOR. Cosa dovrò dire a costoro?
BEAT. Rispondete con cortesia a quello che vi diranno. Poco sapranno dire; e con poco risponderete. E poi vi sarò ancor io. (Mah! ora si conosce la mala educazione, che gli ha data suo padre). (da sé) Ebbene? (a Pantalone, che torna)
PANT. Eccellenza, i xe intrigadi, i xe desperai. I dise che i ha studià un complimento per el sior Marchese; che co gh'intra la mare, i se confonde, no i sa più cossa dir; onde i la prega, i la supplica a farghe sta grazia, de lassar che i fazza el so complimento senza sta suggizion.
BEAT. La cosa è veramente ridicola, ma li soddisferò. Andiamo in un'altra camera, e voi, Marchesino, riceveteli con giudizio. Avvertite che sarò dietro la porta a sentirvi. (parte)
PANT. Chi no vede, no crede. I xe intrigai morti; no i sa da che parte prencipiar; e che boccon de superbia che i gh'ha, co i xe vestidi da festa! (parte)
FLOR. Mi dispiace trovarmi imbarazzato con costoro. Io non sono avvezzo a questi imbrogli. Ehi!
FLOR. Da sedere. (Servitore gli dà una sedia, e parte) Non li tratterò male, ma voglio sostenere il mio grado. (siede)