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Florindo da contadino, e Arlecchino
FLOR. Andiamo, andiamo; in quest'abito non sarò conosciuto.
ARL. Sior, se i ve cognosse, i ve darà l'orzo.
FLOR. Così vestito non mi potranno conoscere. Conducimi da Ghitta.
ARL. Sior, no vorria esser bastonado per conversazion.
FLOR. Giuro al cielo, voglio essere obbedito, o ti romperò la testa.
ARL. E mi griderò, e ve farò cognosser.
FLOR. Zitto, non ti far sentire. Tieni questa moneta.
ARL. Oh! fin che parlerè in sto linguazo, v'intenderò.
FLOR. È lontana la casa di Ghitta? Per questa parte non ci so andare.
ARL. Passà quell'albero alto, se fa un pochettin de salida e ghe semo subito.
ARL. E pur el cor me dise, che l'abbia da succeder...
FLOR. Che cosa?
ARL. Che abbiemo da esser bastonadi.
FLOR. Basta, in ogni caso mi darò poi a conoscere, e mi porteranno rispetto.
ARL. Se i porterà respetto a vu, no i lo porterà miga a mi.
FLOR. Niente, niente, è una donna.
ARL. L'è una donna? Oh! son qua, gnente paura.
FLOR. Chi sarà colei?
FLOR. Sì, è Ghitta. La sorte mi è favorevole. In questo luogo remoto potrò discorrerle con libertà.
FLOR. Aggirati qui d'intorno, e avvisami se qualcuno sopraggiunge.
ARL. La sarà servida. (partendo)
ARL. Se alcun sopraggiunge. Ho capido. (si ritira)
FLOR. Con costoro, per quel che io vedo, ci vuol giudizio. Portano lo schioppo. Ma io col tempo leverò a tutti le armi. Colle donne voglio conversare; non ho altro divertimento.