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ROS. Signore, non ho bisogno che si parli o si agisca per me. Io sono Rosaura; io sono la figlia del marchese di Montefosco. Io sono l'unica e vera erede di questa giurisdizione. Ascoltate le mie istanze, e scrivete. (al Cancelliere)
FLOR. Voi non dovete abbadare... (al Cancelliere)
CANC. Perdoni. Non posso negare di ascoltarla, e di scrivere.
PANT. (Più che se scrive, più se vadagna). (da sé)
CANC. Dite, signora, quel che intendete si scriva.
ROS. Scrivete dunque: Rosaura, figlia del fu marchese Ercole di Montefosco, rinunzia a qualunque istanza facesse in suo favore la Comunità di Montefosco, non intendendo voler procedere per ora contro il marchese Florindo, protestandosi che lo fa per gratitudine ai benefizi ricevuti dalla marchesa Beatrice. (dettando al Notaro)
BEAT. (Io rimango sorpresa!) (da sé)
FLOR. (È una giovane generosa). (da sé)
NAR. (Ora stiamo freschi!) (da sé)
MARC. (Questa volta vanno le case, i campi, le pecore, e quanto abbiamo). (da sé)
CEC. (Ho paura che lo schioppetto non giovi). (da sé)
CANC. Ora si può progredire più francamente alla terminazione dell'atto possessorio.
BEAT. Prima di seguitare un tal atto, prendete un foglio e scrivete per me.
CANC. Presto, un altro foglio. (al Notaro)
PANT. (Za quella carta i ghe la paga ben). (da sé)
BEAT. Florindo mio, se credete che vostra madre abbia dell'amore per voi, giudicherete altresì, che io non possa volere che il vostro maggior vantaggio.
FLOR. So che voi mi amate, ed in voi confido.
BEAT. Siete disposto a secondare un mio disegno?
FLOR. Vi giuro una cieca obbedienza.
BEAT. Il marchese Florindo promette di prendere per sua sposa la marchesina Rosaura.
CANC. Che ne dice il signor Marchese?
FLOR. Sì, lo prometto, lo giuro, e lo farò, se la signora Rosaura si degnerà d'accettarmi.
CANC. E che ne dice la signora Rosaura?
PANT. (E che la vaga). (da sé)
ROS. Accetto l'offerta, e prometto essere sposa del marchese Florindo. (dettando)
PANT. (L'andarave drio fin doman, e come ch'el scrive largo!) (da sé)
CANC. Tutti questi atti, queste proteste, queste promissioni, si stenderanno poi in forma legale. Per ora terminiamo l'atto del possesso.
NAR. Caro signor Cancelliere, favorisca scrivere anche per noi.
CANC. Volentieri. Scrivete (al Notaro)
NAR. La povera Comunità di Montefosco domanda perdono al signor Marchese, protestandosi aver fatto quello che ha fatto, perché Sua Eccellenza il signor Marchese voleva distendere l'autorità del suo comando sopra le possessioni del nostro onore. Siamo qui a' suoi piedi...
FLOR. Sì, hanno ragione. Essi sono delicati d'onore, ed io mi sono soverchiamente esteso. Partirò di Montefosco, non avrete a temere di me; ma quando anche vi rimanga, mi ricorderò di una burla, che in altra occasione potrebbe costare la vita al temerario che ardì di farla.
NAR. Viva il nostro padrone. (Ah! sono un gran politico). (a Marcone e Cecco)
MARC. (Bravo!) Viva il signor Marchese.
CEC. Viva, viva. (Si ricorderà di me). (da sé)
CANC. Quest'atto di umiliazione della Comunità ed il perdono del Feudatario sono cose che bisogna sieno registrate. Notaro, scrivete.
PANT. (Se n'accorzerà sior Marchese, co sarà scritto). (da sé)
BEAT. Figlio, Rosaura mia, l'uno e l'altra avete fatta un'azione degna di voi. Deh! autentichi l'amore ciò che vi ha consigliato far la prudenza.
FLOR. Rosaura, vi protesto che ho per voi stima, venerazione e rispetto. Compatite alcune mie giovanili follie. Son reso cauto, son reso avvertito da' miei pericoli, da' miei disastri. Amatemi, ve ne supplico, ed assicuratevi del mio cuore.
ROS. Questo è quel ch'io desidero, più del possesso di questa giurisdizione. Marchesa Beatrice, mia amorosissima madre, vedete se ho confidato nel vostro cuore e nella vostra bontà.
BEAT. Sì, Rosaura, siete saggia, siete amabile, siete generosa e prudente. Confidai tutto nel vostro bell'animo, e con pena mi sforzai a rimproverarvi. Florindo, date lode alla mia condotta, ed apprendete a meglio conoscere il vostro grado, ed a meglio sostenerlo. Signor Cancelliere, contentatevi differire a domani la consumazione di tali atti. Andiamo a celebrar queste nozze; nozze da me con cautela promosse e felicemente eseguite: mercé delle quali Florindo, senza togliere nulla a Rosaura, sarà pacificamente il marchese di Montefosco.