Carlo Goldoni
La figlia obbediente

ATTO SECONDO

SCENA DICIANNOVESIMA

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SCENA DICIANNOVESIMA

 

Brighella ed Olivetta in abito di gala, con due ballerini che le danno braccio; e detti.

 

OLIV. Serva di lor signore.

ROS. Olivetta, vi riverisco. Ben ritornata.

OLIV. (Olivetta! Crede ch’io sia ancora una serva). (da sé)

BRIGH. (L’ha magnà el manego della scoa) 5. (da sé)

PANT. Me rallegro. Ben venuti. Caspita! Semo in aria6.

BRIGH. Cossa vorla? Povera zente: ma ghavemo el nostro bisogno.

BEAT. Venite qui, signora Olivetta, lasciatevi vedere. Siete molto sfarzosa.

OLIV. Oh! cara signora, siamo da viaggio. Con questo straccio di abito mi vergogno.

BEAT. Capperi! Da viaggio? Avete delle belle gioje.

BRIGH. Bagattelle, védela, bagattelle. La vederà po’col tempo. Deme una presa de tabacco. (ad Olivetta)

PANT. Chi eli quei signori? (i ballerini s’inchinano)

OLIV. Sono due ballerini, che ho condotto con me di Germania. ( la scatola d’oro a Brighella)

BRIGH. Do poveri putti, che ghavemo pagà el viazo per vegnir in Italia. La favorissa. La se degna. No l’è miga princisbech, sala? (dando tabacco)

PANT. Avè fatto dei gran bezzi.

BRIGH. No l’ha sentio le nove? La mia putta xe nominada per tutto el mondo.

PANT. Vi vedremo a ballare? (ad Olivetta)

OLIV. Può essere.

BRIGH. Eh! Sarà difficile. No i vol spender in sti paesi.

PANT. No i vol spender? Se i paga più un ballerin de un poeta!

BEAT. Se voleste, vi sarebbe ora un’occasione bellissima.

OLIV. Chi sa! Per farmi vedere, forse forse, ballerei.

BRIGH. Se fa opera?

BEAT. Sì. Vi è un’opera buffa; se volete, parlerò all’impresario.

BRIGH. Oe! Un’opera buffa! (ad Olivetta, ridendo)

OLIV. Oh! signora mia, non mi avvilisco tanto.

BRIGH. Un’opera buffa! Oh via! Semo vegnui in Italia a acquistar qualcossa.

BEAT. Ma in oggi nelle opere buffe ballano i primi soggetti.

BRIGH. Una donna de sta sorte che ha fatto la prima figura su tutti i teatri regi, imperiali, ducali e monarcali? (tutti ridono)

OLIV. (Povera gente!) (da sé)

ROS. (Se avessi voglia di ridere, costoro mi farebbero smascellare). (da sé)

BEAT. (Che dite? Quanta superbia!) (a Pantalone)

PANT. (I gh’ha rason. È xe el so secolo). (a Beatrice)

BRIGH. Ghaveu el relogio d’oro? Vardè mo, che fa.

OLIV. Signore mie, non istieno a disagio per causa mia. Sono 23 ore. Seggano, se comandano.

BEAT. Grazie alla sua gentilezza. Accomodiamoci, giacché la signora Olivetta ce lo permette.

PANT. Oh! che cara siora Beatrice! (tutti siedono)

OLIV. La signora Rosaura è sposa, non è vero?

ROS. Lo sapete anche voi?

OLIV. Me l’ha detto il conte!

ROS. Il conte? Avete della gran confidenza con lui.

OLIV. Oh, non mi prendo gran soggezione.

BRIGH. Semo avvezzi a praticar prencipi, marascialli, plenipotenziari.

PANT. (Oh! Co bello che xe costù!) (da sé)

OLIV. So anche che il signor Florindo è sulle furie, e ha minacciato il signor conte.

BRIGH. E sior conte el gh’ha una paura, che el trema da tutte le bande.

BEAT. Eccolo il signor conte.

PANT. Rosaura, abbiè giudizio.

ROS. (Che giornata è questa per me!) (da sé)

 

 

 





p. -
5 Vuol dire, che Rosaura non si degna d'inchinarsi per salutarla



6 In grandezze.



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