Carlo Goldoni
La figlia obbediente

ATTO TERZO

SCENA SEDICESIMA

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SCENA SEDICESIMA

 

Pantalone, Rosaura, Beatrice, poi Arlecchino, poi il cameriere

 

PANT. Oh che matto glorioso!

BEAT. Anche nelle miserie conserva la sua albagia.

PANT. E vu no ridè de ste cosse? (a Rosaura)

ROS. Le scioccherie non mi fanno ridere.

PANT. No vorria che ve tornasse la malinconia.

ROS. Non vi è pericolo.

ARL. L’è qua el camerier della locanda, che vorria vegnir avanti.

PANT. Che el vegna.

ARL. No la sa, sior patron?

PANT. Cossa?

ARL. A Brighella gh’ho del ti, e no l’è andà in collera.

PANT. Cossa vustu dir per questo?

ARL. Vôi dir, che quando cresse la fame, cala la superbia. (parte)

BEAT. Dovrebbe esser così; ma colui ha la testa ancora piena di grandezze.

PANT. Se nol trova la roba, ghe calerà tutto el fumo.

CAM. Signore, mi manda il signor conte Ottavio.

PANT. Oh bravo! Xe debotto tre ore. El xe pontual. Presto, zente, parecchiè luse, caffè, careghe. Aveu sentio? (a Rosaura)

ROS. (Ah! mi sento morire!) (da sé)

CAM. Mi manda il signor conte...

PANT. Dove xelo?

CAM. In gondola.

PANT. Sentiu! El xe in gondola, l’è qua che el vien. Rosaura, adesso xe el tempo de portarse ben. Cara fia, no me fe restar in vergogna.

CAM. Favorisca...

PANT. Aspettè. (al Cameriere) Lo tiostu volentiera? (a Rosaura)

ROS. Ma se v’ho detto di sì.

PANT. Ti me par malinconica.

ROS. Non è vero.

PANT. Ridi, novizzetta, ridi.

ROS. Sì, rido.

PANT. Siestu benedetta, ti me consoli. E cussì? Cossa me diseu? (al Cameriere)

CAM. Lo dirò una volta. Il signor conte mi manda a riverirla, e darle questo viglietto.

PANT. Un biglietto? Perché no vienlo ello?

CAM. Io non so altro. Devo andare, perché son aspettato. Servitore di lor signori. (parte)

BEAT. (Qualche novità). (da sé)

ROS. (Mi palpita il cuore). (da sé)

PANT. Sentimo cossa che el scrive. Signor Pantalone de’ Bisognosi. Per donne non voglio impegni. Se ammazzo, è male; se vengo ammazzato, è peggio. (Cossa diavolo vorlo dir?) So quel che dico. Vi mando la scrittura matrimoniale. (Come? xelo matto?) Non voglio più maritarmi. Coss’è sta cossa?

BEAT. Oh bella!

ROS. (Respiro). (da sé)

PANT. Dono le gioje. (Fin qua no gh’è mal). li dieci mila ducati, se Rosaura non si marita per causa mia. (El xe un gran cavalier). Se prende Florindo, niente. (Adesso intendo, el la gh’ha con Florindo). Vado a Roma. Son galantuomo. Addio. Vado a Roma? Son galantomo? Non voglio più maritarmi? El scrive laconico, come che el parla. Cossa diseu? Questa xe la polizza, che avè sentio. (a Rosaura)

ROS. Non so che dire: io sto alle disposizioni del cielo.

PANT. Sta novità ve dala gusto, o desgusto?

BEAT. Io credo le darà piacere.

PANT. La lassa parlar a ella. Respondeme. (a Rosaura)

ROS. Il mio piacere vien regolato dal vostro. Voi, signor padre, come la ricevete?

PANT. Dirò la verità. Sul dubbio che no fussi abbastanza contenta, gh’ho squasi gusto de véderme sciolto con reputazion da sto impegno; ma me rincresce che abbiè da perder una fortuna, che difficilmente se pol trovar.

BEAT. Non vi sarebbe altro caso per ricompensare un tal danno, se non che la sposasse il signor Florindo. Egli è ricco niente meno forse del signor conte.

PANT. No séntela, che se la sposa Florindo, nol ghe i diesemille ducati?

BEAT. Glieli darebbe il signor Florindo.

ROS. Caro signor padre, i diecimila ducati che mi esibisce il signor conte, mi fanno ingiuria. Ho io perduta la riputazione, per temere di non maritarmi?

PANT. Donca, cossa penseu de far?

ROS. Ci penseremo.

BEAT. Giacché siamo preparati a far nozze, nel luogo del conte Ottavio, mettiamoci il signor Florindo.

PANT. Dove xelo sior Florindo?

BEAT. Lo troverò io. (andando verso lo stanzino)

ROS. Fermatevi.

PANT. No ti lo tioressi sior Florindo?

ROS. Caro signor padre, per ora lasciatemi in pace, per carità.

BEAT. Basterebbe ch’egli fosse qui, e vedreste s’ella direbbe di sì.

PANT. Se el ghe fusse, magari!

BEAT. Aspettate. (va verso lo stanzino, e apre)

ROS. Oh cielo! (vuol partire)

PANT. Dove vastu?

ROS. Lasciatemi andare.

PANT. Vien qua, digo. (la tira per un braccio)

ROS. Deh! lasciatemi.

PANT. Coss’è sta cossa? (tirandola)

 

 

 


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