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AGAP. Come?
AGAP. Io. Che cosa volete?
FABR. Mi manda l’illustrissimo signor marchese Asdrubale, mio padrone.
AGAP. Chi?
FABR. Il signor marchese Asdrubale. (forte)
AGAP. Oh, l’illustrissimo signor Marchese... Son qui, son qui; che cosa comanda? (s’alza)
FABR. La prega di mandargli un medico.
AGAP. Che? Un medico? Dite un poco più forte.
FABR. Sì signore, la prega di mandargli un medico.
AGAP. Chi ha male? Il signor Marchese?
FABR. Signor no; un suo garzone di stalla.
AGAP. Stalla? Avete detto stalla?
FABR. Sì, signore, un garzone di stalla.
AGAP. Uh! gran premura per un garzone di stalla! (siede)
FABR. È pregata mandargli questo medico. (forte)
AGAP. Ecco lì, prendete il signor dottore Merlino.
FABR. È buono veramente? Perché l’ammalato è mio fratello.
AGAP. Sì, sì, per un garzone di stalla è buono.
FABR. Signore, la vita di un garzone di stalla val quanto quella del suo padrone.
AGAP. Vi manda il padrone; ho capito. Signor dottore Merlino, andate a visitare questo garzone di stalla.
MERL. (S’alza) Andiamo pure. (Se questa fosse una buona cura, non mi manderebbe al certo; ma convien pigliare quello che viene). (da sé)
TARQ. Galantuomo, se vi è bisogno del chirurgo, son qua io.
FABR. Non lo so. Gli è venuta la febbre con uno svenimento.
TARQ. Svenimento? Vi vuol sangue; è vero, signor dottore? Vi vuol sangue.
TARQ. Tutto il male vien dal sangue.
MERL. Se vi sente il signor Agapito, state fresco! Manco male ch’è sordo.
TARQ. Sì, egli vorrebbe che, invece di cavar sangue, si caricassero gli ammalati di pillole e di sciroppi. (parte)
MERL. Ognuno procura tirar l’acqua al suo mulino. (parte)
FABR. Il cielo me la mandi buona. (parte)