Carlo Goldoni
La finta ammalata

ATTO TERZO

SCENA TREDICESIMA

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SCENA TREDICESIMA

 

Il dottor Merlino Malfatti e detti.

 

MERL. Che cosa vi è di nuovo? È venuto il signor Pantalone alla spezieria a ritrovarmi, e son venuto immediate. Che è accaduto?

BUON. Dottor Malfatti, non ve l’ho detto io che la povera signora Rosaura doveva precipitare? Ah, non ve l’ho detto?

MERL. Ed io che cosa ho detto? Si ricorda signor Lelio, quando gli ho detto che il male di questa signora era quasi incurabile?

LEL. Certamente; me l’avete detto, e il signor dottor Onesti diceva che stava bene.

BUON. Che cosa sa il dottor Onesti? La signora Rosaura ha perso la parola.

MERL. Ha perso la parola? Signora Rosaura, come va? Che cosa si sente? È vero; ha perduto la favella.

BUON. Tastatele il polso.

MERL. Adesso. Oh che polso!

BUON. Non è incantato?

MERL. Certamente.

BUON. Non balza?

MERL. E come!

BUON. Non è sintomatico?

MERL. Lo volevo dire ancor io; è sintomatico.

BUON. Venite qui. Le ho ordinato un cordiale. Osservate; so che l’approverete.

MERL. Margaritarum, coraliorum, perlarum, succinorum. Va benissimo, non può andar meglio.

BUON. Presto, signore, mandate alla spezieria. (alle donne)

COL. Ora non vi è nessuno.

BUON. Signor Lelio, vada ella.

LEL. Tanto io credo al vostro cordiale, quanto voi credete alle mie gocce d’Inghilterra.

 

 

 


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