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Pantalone, il dottor Onesti e detti.
PANT. Mo via, caro sior dottor Onesti, cossa ala recevesto da casa mia? Che difficoltà gh’ala de vegnir a visitar mia fia? Son galantomo, e recognosso le persone che merita.
ONES. Che bisogno avete di me, se vostra figlia è assistita da tanti virtuosi signori?
BUON. (Ehi, il dottor Onesti vede il caso disperato e si vuol cavare). (a Merlino)
MERL. (Sì, si vuol cavare). (a Buonatesta)
ONES. (La pietà m’ha indotto a ritornare. Povera giovine! La vogliono assassinare). (da sé)
PANT. Coss’è? Coss’ala mia fia? Cussì incantada la xe?
PANT. Come?
MERL. Il polso è sintomatico.
ONES. Ha perduta la parola? (a Beatrice)
ONES. Non parla più? (a Merlino)
MERL. È sintomatica.
ONES. Io resto attonito! Signora Rosaura.
ROS. Che mi comanda, signor dottore?
ONES. Come state?
ROS. Così, così.
ONES. Che dite ch’ella non parla? (ai due medici)
BUON. Cessato il parossismo, si è fatta dalla natura una benigna crisi: quae in casu nostro vocatur subita morbi in melius mutatio.
MERL. Sì signore. Crisis in melius mutatio.
PANT. Sia ringrazià el cielo, respiro. Se m’aveva serrà el cuor.
LEL. (Io credo che avesse perduta la parola, perché non voleva parlare. Oh, queste donne la sanno lunga). (da sé)
BEAT. (La crisi che ha mutato il male di Rosaura, è stata la venuta del dottor Onesti). (a Colombina)
COL. (Quei due medici non sanno che cosa si peschino).
BUON. Cambiata l’indole del morbo, converrà passare a un’altra provincia di rimedi.
MERL. Sicuramente, converrà uniformarsi al morbo.
TARQ. Il sangue è necessario, propter reparationem.
PANT. Mo via, cari siori, per amor del cielo femo qualcossa. Medichemo, reparemo, resolvemo.
MERL. Carta, penna e calamaio.