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Ottavio, poi Colombina, poi Brighella
OTT.
Mia moglie in Roma? Sono precipitato.
COL.
Signor Ottavio, la sua signora consorte è in una camera, che l’aspetta.
OTT.
Mia consorte? Quando è venuta?
COL.
Questa mattina, in abito di pellegrina, e si lamenta di vossignoria.
Sior Ottavio, gh’è dei guai. So siora consorte s’ha informà del palazzo del governator, e la va a ricorrer contra de vu.
OTT.
No siora Eleonora, siora Beatrice.
COL.
Questa vestita da pellegrina ha nome Beatrice, o Eleonora? (a Brighella)
Beatrice gh’ha nome quella ch’è vestida da omo.
COL.
Che imbroglio è questo? Quante mogli ha il signor Ottavio?
OTT.
(Sì sì; convien partire bentosto, e lasciarle tutte due nell’impiccio. Andrò dal signor Fabrizio a ricercar di Tonino). (da sé) Se di me vi domandano, dite che sono andato per un affare. (a Colombina e Brighella) (Prendo il danaro, lascio i bauli, e qui non mi lascio più ritrovare). (da sé, e parte)
COL.
Mi pare il bel farabutto. (parte)
De ste bone teste ghe ne capita spesso per le locande. (parte)