Carlo Goldoni
Il frappatore

ATTO TERZO

SCENA TERZA

Precedente

Successivo

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

SCENA TERZA

 

Fabrizio e detti.

 

FABR.

Che cos’è questo strepito?

OTT.

(Era meglio ch’io me n’andassi). (da sé)

TON.

Sior Fabrizio, me raccomando a vu; sior Ottavio me vol far metter in preson. Cossa dirà i zentilomeni da Torzello?

OTT.

Signore, vi riverisco. (a Fabrizio, in atto di partire)

FABR.

Signor Ottavio, favorite venire nella mia stanza; ho bisogno di discorrer con voi.

TON.

El se n’ha per mal, perché gh’ho dito quel che m’avè dito. (a Fabrizio)

OTT.

Con che fondamento potete voi parlare di me in sì fatta guisa? (a Fabrizio)

FABR.

Signore, voi conoscete la semplicità del signor Tonino. Fatemi il piacere di venir meco. Sono un galantuomo; e spero che resterete di me soddisfatto.

OTT.

Compatitemi. Ho qualche premura. Non posso più trattenermi.

FABR.

Se ricusate di parlare con un uomo onesto qual io sono, darete da sospettare che sia vero quello che di voi si dice. Fidatevi della mia puntualità, della mia onoratezza, e vi assicuro che sarà meglio per voi.

OTT.

Bene, verrò a sentire quel che volete dirmi. (Che cosa posso perdere nell’ascoltarlo?) (da sé)

FABR.

Signor Tonino, restate qui fino che noi torniamo. (parte)

TON.

Sior sì, comodeve.

OTT.

(Spicciatomi da costui, parto immediatamente). (da sé, e parte)

 

 

 


Precedente

Successivo

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (VA1) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2009. Content in this page is licensed under a Creative Commons License