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Ottavio, il Servitore e detti.
OTT.
(Costei mi perseguita). (da sé)
FABR.
Signor Ottavio, conoscete questa signora?
OTT.
Così non la conoscessi.
BEAT.
Qual motivo avete di dolervi di me?
OTT.
Ne ho cento dei motivi.
FABR.
O via, tutti i mariti hanno da soffrir qualche cosa dalle loro mogli, e le mogli non meno dai loro mariti. Scordatevi di ogni cosa, e in grazia mia ripigliatevi la vostra sposa, e partite di Roma unitamente, di buon amore.
OTT.
A riguardo vostro voglio fare quest’ultimo sacrifizio.
FABR.
E voi siate docile e sofferente. (a Beatrice)
BEAT.
Non gli darò motivo di lamentarsi.
FABR.
Se avete fatto qualche passo falso contro di lui, correggetelo fin che vi è tempo.
BEAT.
È necessario ch’egli faccia quello che gli dirò, perché mi rimova da quel che ho fatto.
OTT.
E che faceste, signora?
BEAT.
Ve lo dirò fra voi e me.
FABR.
Andate là, in quella camera. Parlate con libertà fra di voi, e dove possa impiegarmi a pro vostro, lo farò volentieri.
BEAT.
Venite, signor Ottavio, che tutte le cose si aggiusteranno. (parte)
OTT.
(È necessario il fingere, per liberarmene più facilmente). (parte)