Carlo Goldoni
Il frappatore

ATTO TERZO

SCENA QUATTORDICESIMA

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SCENA QUATTORDICESIMA

 

Tonino e detti, poi Arlecchino

 

TON.

Poveretto mi! agiuto, un gotto de acqua per carità.

FABR.

Che cosa è stato?

TON.

Sior Ottavio xe deventà matto. El s’ha tratto zo dal balcon.

ELEON.

Povera me!

BEAT.

Aiutatelo.

ARL.

Siora Eleonora, no v’incomodè più de cercar vostro marido.

ELEON.

Oimè! è egli morto?

ARL.

Siora no, el s’ha fatto solamente un poco de mal, ma l’ha trovà della zente caritatevole, che l’ha agiutà.

BEAT.

È in luogo sicuro?

ARL.

Sicurissimo. I sbirri l’ha chiappà con amor, e con tutta carità i l’ha menà in preson.

BEAT.

Ah infelice!

ELEON.

Ah sventurato!

FLOR.

La galera, a quel ch’io sento, non la può fuggire.

FABR.

Ecco il fine meritato dal Frappatore.

 

 

 


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