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Rosaura, Brighella e Colombina che torna.
ROS. Quanto mi dispiace che ora non sia venuto Florindo! Miglior occasione di questa non si poteva sperare per dirgli quattro parole con libertà. Mia zia è fuori di casa, mio padre quando viene a vedermi, viene assai tardi, e mi premeva moltissimo di dire a Florindo tre o quattro cose essenziali.
BRIGH. Donca stamattina no la l’ha visto so sior padre?
ROS. No, non è ancora venuto a ritrovarmi. L’ho fuggito, come sapete, dal casino, e non l’ho più veduto.
BRIGH. (No la pol saver gnente né del zogo, né della macchina). (da sé)
ROS. Non mi so dar pace, come Florindo non sia venuto.
COL. Via via, non piangete. È qui il signor Florindo.
ROS. Vedi, mala lingua? Tu dicevi, sarà al giuoco, sarà coll’amica.
COL. Chi sa dove sia stato sinora?
ROS. Non vuoi lasciar questo vizio di mormorare. Dov’è? Viene di sopra?
COL. Io non gli ho aperto.
ROS. Perché non gli hai aperto?
ROS. Mia zia è una buona donna, vuol bene a me, e vuol bene a Florindo; non dirà niente.
ROS. Per ora non v’è pericolo. Sai che egli viene dopo mezzogiorno. Presto, presto, aprigli e fa che egli venga.
COL. Basta; ci penserete voi. (parte)
ROS. Costei vuol sempre far la dottora.
BRIGH. Se mantienla ben la so siora zia?
ROS. È prosperosa quanto una giovine.
BRIGH. L’è stada una donna de bon gusto. No la s’ha mai maridà, ma gh’ha piasso sempre esser servida.
ROS. E come!
BRIGH. Ma in sta età no la troverà più nissun.
ROS. Fra tanti adoratori che aveva, se n’è conservato uno, il quale si è invecchiato con lei, e ancora si voglion bene.
BRIGH. L’è molto che una donna se sappia conservar per tanti anni un servente. Ma chi elo sto bon omo?
ROS. Un certo signor Pancrazio... ma ecco Florindo.
BRIGH. (El me par stralunà. Ho in testa che l’abbia zogà). (da sé)