Carlo Goldoni
Il giuocatore

ATTO SECONDO

SCENA DICIASSETTESIMA

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SCENA DICIASSETTESIMA

 

Arlecchino, il servo del casino, e due servitori de’ giuocatori

 

PRIMO SERV. Figliuoli, venite qui, fintanto che i padroni pranzano, divertiamoci un poco. Arlecchino, avete denari?

ARL. Se gh’ho quattrini? E come! Cossa penseu, che sippia qualche mamalucco? Vardè mo, cosseli questi?

SECONDO SERV. Capperi, sono zecchini. Come avete fatto tanti denari?

ARL. Me li ha donadi el me patron.

TERZO SERV. Ve li ha donati, o li avete rubati?

ARL. Qua su sto proposito ghe saria da discorrer un pochettin. Per quel che dis el me patron, el me li ha donadi, ma mi che son un omo sincero, posso dir in conscienza che li ho sgraffignadi.

PRIMO SERV. Orsù, giuochiamo.

SECONDO SERV. Son qui, giuochiamo pure.

TERZO SERV. Via, tagliate, fate la banca. (al primo Servitore)

PRIMO SERV. Tenete; due zecchini d’oro, e diciotto o venti lire di moneta.

ARL. Come se fa a zogar?

SECONDO SERV. V’insegnerò io. Quattro, a due lire. (punta)

TERZO SERV. Otto, a tre lire.

ARL. Quattordese, a cinque soldi.

PRIMO SERV. Oh via, giuocate come va. (ad Arlecchino)

SECONDO SERV. Mettete i punti che ci sono, e non il quattordici.

ARL. Va un zecchin, a un ponto.

PRIMO SERV. A che punto?

ARL. A che ponto che volì vu.

PRIMO SERV. Volete che vada al cinque, al sei?

ARL. Sì, al cinque e al sie.

PRIMO SERV. Mezzo per parte?

ARL. Mezzo per parte.

PRIMO SERV. (Oh che babbuino! Quei denari son miei sicuramente). (da sé, taglia e sfoglia)

 

 

 


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