Carlo Goldoni
Il giuocatore

ATTO TERZO

SCENA QUINDICESIMA

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SCENA QUINDICESIMA

 

Camera

 

Gandolfa e Pancrazio

 

GAND. Venite qua, signor Pancrazio, so che mi volete bene; venite qua, che voglio confidarvi una cosa in segreto.

PANC. Sì, signora Gandolfa, son qui ad ascoltarvi. Confidatevi in me; sapete che vi voglio bene.

GAND. State bene? Avete prese le pillole?

PANC. Sì, le ho prese questa mattina, e mi pare di star meglio.

GAND. Ancor io da questa mattina in qua sto meglio assai.

PANC. Voi le avete prese?

GAND. Non le ho prese, ma le prenderò.

PANC. Prendete le pillole, che vi sentirete ringiovinire.

GAND. Oh signor Pancrazio, ho una pillola nel cuore, che mi fa diventar giovane di vent’anni.

PANC. Una pilloletta? Chi l’ha fatta?

GAND. Un bravo speziale.

PANC. Come si chiama?

GAND. Si chiama il signor Cupido.

PANC. Il signor Cupido?

GAND. Sì, il signor Cupido, che vuol dire quel furbettello d’Amore, mi ha data una pillola da inghiottire, che m’ha riempita di fuoco, e mi ha messa in brio, e bisogna ch’io mi mariti.

PANC. Oh caro speziale! Onorato signor Cupido! Le sue pillole non mi dispiacciono, e anch’io sono in grado di ricorrere alla sua spezieria per una di queste pillole prodigiose.

GAND. Anche voi volete che vi venga voglia di maritarvi?

PANC. Per volontà non ho bisogno di pillole, ma bensì per l’effetto che dite voi di provare.

GAND. Ditemi, per qual cagione?

PANC. Per mettermi in brio.

GAND. Oh che caro vecchietto!

PANC. Oh che graziosa sposina!

GAND. Vi dirò, ho pensato che non ho veruno amico di cuore, e che quando sarò vecchia, non avrò alcuno che mi governi, e per questo ho risoluto di maritarmi.

PANC. Sì, fate benissimo.

GAND. Io ho della dote; sapete che avrò quasi tremila ducati d’entrata. Quando morirò, non so a chi lasciare la mia roba; se potessi aver un figlio, avrei la maggior consolazione del mondo.

PANC. Chi sa? Lo potete sperare.

GAND. Non sono poi in età tanto avanzata, che non lo possa avere.

PANC. E poi, se volete prole, vi è il suo rimedio.

GAND. Come?

PANC. Prendete le pillole.

GAND. Sì, non dite male, le prenderò.

PANC. E le prenderò ancor io, e le cose anderanno bene.

. Eh, per voi dubito che le pillole non gioveranno più.

PANC. Perché?

GAND. Perché la lucerna è vicina a spegnersi.

PANC. Sentite, se è vicina a spegnersi la mia, è vicina a spegnersi anco la vostra.

GAND. Che cosa dite? Da voi a me c’è una bella differenza.

PANC. Che differenza c’è? Siamo nati quasi insieme, e siamo sempre stati insieme, e tanti sono i miei, quanti i vostri.

GAND. Eh via, che siete pazzo. Io era fanciulla, eravate un asino grande e grosso.

PANC. Io son nato dell’anno mille seicento ottanta, e voi di che anno siete nata?

GAND. Oh, vedete quanto son più giovine di voi. Io son nata del mille seicento settantaquattro.

PANC. Buono! Avete sei anni più di me.

GAND. Come sei anni più di voi? Non è vero.

PANC. Settantaquattro e sei ottanta, il conto non falla.

GAND. Voi non sapete niente.

PANC. Orsù, lasciamo andare questo discorso. Voi per maritarvi siete al caso, ed io son qui, forte e lesto come un paladino.

GAND. Oh, voi per maritarvi non siete più in tempo.

PANC. No? Perché?

GAND. Perché siete vecchio e pieno di malanni.

PANC. E voi?

GAND. Eh io mi mariterò.

PANC. Voi sì, ed io no?

GAND. Certo, guardate che maraviglie!

PANC. E chi avete intenzion di volere?

GAND. Un giovinotto di primo pelo.

PANC. Un giovinotto?

GAND. Signor sì, e per confidarvi tutto, sappiate che questi è il signor Florindo.

PANC. Eh via, che burlate!

GAND. Dico davvero.

PANC. E non vi vergognate? Una vecchia di settantasei anni prendere un giovinotto?

GAND. Settantasei diavoli che vi portino; signor sì, voglio un giovinotto.

PANC. Vi prenderà per la dote.

GAND. Certo! Per la dote?

PANC. Dunque perché?

GAND. Per le mie bellezze.

PANC. Oh bellina!

GAND. Avete invidia? Crepate.

PANC. Vi mangerà tutto, e poi vi pianterà.

GAND. Ho io delle maniere, che quando un uomo le conosce, non mi lascia più.

PANC. Voi mi fate ridere.

GAND. Vi fo ridere? Guardate se voi in tanti anni mi avete mai potuto lasciare!

PANC. Vi ho sofferta.

GAND. Sofferta? Bene, bene, parlate per gelosia.

PANC. Vi ho sempre creduta una donna savia.

GAND. E adesso che cosa sono?

PANC. Siete... quasi, quasi ve lo direi.

GAND. Andate a prendere le pillole.

PANC. Maritarsi di quell’età?

GAND. Signor sì.

PANC. Prender un giovinotto?

GAND. Signor sì.

PANC. Un giuocatore che manderà in rovina la casa?

GAND. Giuocatore? Florindo è giuocatore?

PANC. E come! Si è precipitato a causa del giuoco.

GAND. Non è vero, la gelosia vi fa parlar così.

PANC. Certo che io vi volevo bene.

GAND. Via, caro signor Pancrazio, contuttociò potrete venir da me.

PANC. Sì, ma il signor Florindo...

GAND. Temete ch’ei sia geloso, è vero? Basta, mi regolerò con prudenza.

PANC. Più tosto, se volevate maritarvi... mi sarei offerto io.

GAND. Per me siete troppo vecchio.

 

 

 


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