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ROS. Signora zia, mi rallegro con lei.
GAND. Che cosa c’è, signora, avete invidia?
FLOR. Signora Rosaura, la vostra crudeltà mi fa fare una simile risoluzione; voi m’avete scacciato, ed io mi sposo per disperazione.
GAND. Non gli credete, vedete; ei mi sposa perché mi vuol bene.
ROS. Oh, so benissimo perché la sposate. Perché il giuoco vi ha rovinato, perché il giuoco vi ha reso miserabile; avete giuocato tutto, siete pieno di debiti, non avete più il modo di giuocare, e voi venite ad ingannare questa povera vecchia, lusingandovi con i suoi denari poter continuare ne’ vostri scelleratissimi vizi.
GAND. Che cosa sento! Siete un giuocatore? Vi siete giuocato tutto? Siete pieno di debiti? Mi volete assassinare? Non vi voglio più per isposo.
FLOR. Cara signora Gandolfa, non mi abbandonate per carità; ho giuocato, è vero, ma non vi è pericolo che io giuochi più.
GAND. Non giuocherete più?
ROS. Non gli credete; anche a me l’ha promesso, e poi ha mancato.
FLOR. Sono disingannato. Conosco che non posso vincere. Per causa del giuoco ho avuto mille disgrazie; vedete questo braccio? Per causa del giuoco ho avuto una ferita.
GAND. Oh poverino! Siete stato ferito a causa del giuoco? Non giuocherete più?
FLOR. No certamente.
FLOR. Ve lo giuro sull’onor mio.
ROS. Qual onore, perfido, qual onore! L’avete villanamente macchiato.
GAND. Via, signora, non lo strapazzate.
FLOR. Signora Gandolfa, a voi mi raccomando. Eccovi la mia mano, se la volete.