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Don Faustino, poi donna Aspasia
FAU. Come mai si può vivere fra tanti affanni? Oh cieli, come potrò io salir quelle mura, se mi palpita il cuore, se il piè vacilla, se mi trema la mano?
ASP. Signor alfiere, appunto di voi cercava.
FAU. Deh lasciatemi in pace.
ASP. Voleva dirvi, che quel che lasciaste in mano di donna Florida, fu da me custodito.
FAU. Non m'inquietate per carità.
ASP. Non volete la scatola, l'orologio, gli anelli?
FAU. (Ora conosco qual sia la forza d'amore).
ASP. Non li volete?
FAU. (No; non è possibile ch'io resista).
ASP. No? avete detto di no? Se non li volete, li terrò lo. Ma ripigliate almeno il vostro danaro.
FAU. (Sí, il mio dovere mi sprona).
ASP. Sí? Eccolo. (gli vuol dare la borsa)
FAU. Ma lasciatemi, non mi stancate, non mi fate uscir di me stesso. (ad Aspasia)
ASP. Se non volete, lasciate stare; ma che dirà donna Florida?
FAU. Non lo vedeste il di lei genitore?
ASP. Ditemi, don Faustino, ci sarebbe pericolo che l'amore vi rivoltasse il cervello?
ASP. Sono stata alla bottega di certa Orsolina, a provvedere dei nastri.
FAU. Non lo sapete dunque quel ch'è accaduto?
ASP. Non so nulla; raccontatemi.
FAU. Venuto è qui, non so come, il padre di donna Florida.
FAU. Ha scoperto gli amori nostri.
FAU. Ed ha condotto seco la figlia,
ASP. Oh che caso, oh che disgrazia! oh che grand'accidente!
FAU. Donna Aspasia, non so se mi deridiate.
ASP. Non rido, signore; ma in verità non posso poi nemmen piangere.
FAU. Ah sí, avete l'animo avvezzo alle crudeltà.
ASP. Sí, credo di essere piú guerriera di voi.