Carlo Goldoni
L'amante di sé medesimo

ATTO TERZO

SCENA PRIMA

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ATTO TERZO

 

 

 

SCENA PRIMA

 

La Marchesa Ippolita, poi Don Mauro.

 

IPP.

Eppur si danno al mondo dei colpi stravaganti.

Nascono delle cose non prevedute innanti.

Chi mai creduto avria, che avesse ad arrivare

Quel diavolo del Conte a farmi sospirare?

Eppure a mio dispetto, da poco tempo in qua,

Provar questa mi tocca graziosa novità.

Ho detto cento volte, ch'io non sarei sì pazza

Amar un che superbo le femmine strapazza.

Conosco, so benissimo ch'è un spirito volante,

Un cuore che non fissa, un animo incostante.

Eppur, ch'il crederebbe? eppure, a mio dispetto,

Mi ha fatto innamorare, che tu sia maladetto.

Ma che sperar poss'io da questo amor novello?

Vedermi, se mi spiego, piantata in sul più bello.

Ho una ragazza a fronte, ch'è prima in pretensione,

Ho il dubbio d'esser posta dal Conte in derisione;

E poi ho questa bella testaccia mamalucca, (vedendo venire don Mauro)

Che a forza di finezze mi stucca e mi ristucca.

MAU.

Posso? (in distanza)

IPP.

Non è padrone?

MAU.

Permette la signora? (avanzandosi un poco)

IPP.

A far tre passi e mezzo ci metterete un'ora?

MAU.

Allor quando mi accosto... a quel vezzoso ciglio,

Io tremo, sì signora... qual timido coniglio.

IPP.

Ma don Mauro carissimo, voi lo sapete pure,

Che sono inimicissima di tai caricature.

MAU.

Eh Marchesa, Marchesa! Se dir quello che bramo...

Potessi apertamente... Volete che sediamo?

IPP.

Tutto quel che vi piace.

MAU.

Vezzosa compiacenza! (caricato va per le sedie)

IPP.

(Con questo seccatore ho una gran sofferenza!)

MAU.

Eccone una.

IPP.

Bravo. Via, siate svelto e lesto.

MAU.

Ecco qui. Sì signora... Ah, non ho fatto presto?

IPP.

Bravissimo.

MAU.

Per voi, se fossi in alto, in alto...

Sollecito saprei precipitar d'un salto.

Ah! che vi par?

IPP.

Così. Dir presto la parola.

MAU.

Sì, mi farò prestissimo sotto la vostra scuola.

Oh! venendo al proposito... sì signor... son venuto...

E però... vorrei dire... e non è che un tributo...

Perché... sono avanzato... ma sono... di buon core...

Come vedete alfine... e posso... sì signore...

Non so se mi capite.

IPP.

Poco.

MAU.

Mi spiegherò.

Non ho mai... preso... moglie. E parenti non ho...

La nipote... ma presto... sì signore... anderà...

Io... sì signore... alfine ho delle facoltà.

I cinquanta non sono... e il medico mi ha detto...

signore... mi ha detto... e non ho certo aspetto...

Vi son di quei che sono, sì signore, in età;

Ma io... grazia del cielo... ch'è poi la sanità.

Eh, non si parla... Basta... concludo... Se volete...

Per esempio... potrebbesi... Sì signora... intendete?

IPP.

Signor, per vostra regola, vi dico e vi avvertisco,

Che più che mi parlate, io meno vi capisco.

MAU.

Toh! toh! sarà possibile? Questo mi riesce amaro.

Sono un poco confuso... ma... parlerò più chiaro.

IPP.

(Già so che mi vuol dire lo sciocco innamorato).

MAU.

Principiamo da capo. (Sono un poco imbrogliato).

Oggi saran tre anni...

IPP.

Ma via, don Mauro caro,

Quel che volete dirmi, ditelo presto e chiaro.

MAU.

(Sta un poco guardandola senza parlare, poi dice)

Questo termine caro... che voi mi avete detto,

Lo dite, sì signora... per burla, o per affetto?

IPP.

Non ardirei burlare un uomo come voi.

MAU.

Eh! (sospira, e si accosta un poco più colla sedia)

IPP.

Che avete, don Mauro?

MAU.

Orsù, venghiamo a noi.

IPP.

Via, presto.

MAU.

Son tre anni

IPP.

Che cosa?

MAU.

Che vi adora...

IPP.

Ma chi?

MAU.

Quel che vi ama...

IPP.

Siete voi?

MAU.

Sì, signora. (vergognandosi)

IPP.

Vi dirò...

MAU.

Ma di grazia, due parolette sole.

IPP.

Perché andar per le lunghe?

MAU.

Mi spiccio in due parole.

Vorrei...

IPP.

Cosa?

MAU.

Vorrei...

IPP.

Essere mio marito?

MAU.

Sia ringraziato il cielo... che mi avete capito.

IPP.

Avete altro da dirmi?

MAU.

Eh, ci sarebbe ancora...

IPP.

Volete ch'io risponda?

MAU.

Se vi par... sì signora.

IPP.

Voi mi onorate troppo, signor don Mauro amabile,

Credendomi una donna che sia desiderabile.

Avete, lo confesso, un merito perfetto;

Siete di bella età, siete di bell'aspetto. (don Mauro si accosta un poco più colla sedia)

Per beni di fortuna siete un ricco signore,

E avete alla fortuna un animo maggiore.

Cento donne vorriano aver per loro sposo

Un uom così ben fatto, un uomgeneroso. (don Mauro s'accosta)

Ma in quanto a me, signore, vi svelo i pensier miei;

Parlo libera e schietta, io non vi piglierei. (don Mauro si ritira un poco)

Voi siete un uom flemmatico, io son donna furiosa.

Voi siete un uom pacifico, io son troppo stizzosa. (vuol ritirarsi don Mauro)

È ver che si suol dire, che il troppo unito al poco

Può moderar sovente gli estremi a poco a poco;

E voi col vostro gelo scemando in me il bollore,

Scioglierebbe il mio caldo il gel del vostro cuore. (don Mauro s'accosta)

Ma tutti due faremmo una fatica estrema,

Ed al pensarvi solo, sento che il cuor mi trema.

Onde, signor don Mauro, parlo liberamente,

Meglio per voi, per me, sarà non ne far niente. (don Mauro si scosta)

Siete voi persuaso di mia sincerità? (don Mauro si va strofinando in faccia)

MAU.

Non troppo.

IPP.

Riflettete.

MAU.

Non mi persuaderà.

IPP.

Sareste voi contento d'una consorte altiera?

MAU.

Perché no?

IPP.

D'una donna, per esempio, ciarliera?

Che a una parola vostra ne rispondesse sei?

Che spesso andasse in collera?

MAU.

Io non le baderei.

IPP.

Una che far volesse in casa da padrona,

Disporre a suo talento?

MAU.

Quando non mi bastona...

IPP.

E voi non gridereste, sentendo ad ogni articolo

Oppor contraddizioni?

MAU.

Gridar? non vi è pericolo.

IPP.

Ma io, quando mi prende la bile, vado giù;

E quando non rispondono, vo in collera di più.

MAU.

Questo qui è il più difficile; gridare è il mio tormento.

Potrei, per darvi gusto, gridar per complimento.

IPP.

(Un uom miglior di questo trovar io non potrei).

MAU.

Io son un, sì signore... che bado a' fatti miei.

Mi piace il vostro volto... per voi ho dell'affetto;

Non crederei voleste gridare anche nel letto.

IPP.

Perché no? può arrivarmi ancor qualche impazienza.

MAU.

Eh, dovrei, sì signore, soffrirlo con pazienza.

IPP.

(Questi, per dir il vero, è un uomo estraordinario). (da sé)

 

 

 


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