Carlo Goldoni
Lugrezia romana in Costantinopoli

ATTO SECONDO

SCENA NONA

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SCENA NONA

 

Sala del Divano preparata ad uso di tempio, con idolo in mezzo.

 

Albumazar, Ruscamar, Lugrezia e Collatino

Popolo

 

CORO

Dupraiosche aclà aclà

Stocramatche fatakà.

Uzcha, Muzcha,

Sciallaàcbe aclà aclà.

 

LUGR.

Che musica arrabbiata è mai cotesta?

ALB.

Lugrezia, e tu non canti?

Perché non seguitar nostro costume?

Sciogli le voci in riverenza al Nume.

LUGR.

Signor, io lo farei,

Ma se deggio imitar il tuo parlare,

Certo mi sembrerà di bestemmiare.

ALB.

Piglia dunque, mia cara,

La carta ove stan scritte a chiare note

Le mie preci divote. In questo foglio

Uno stil leggerai che l'alme incanta;

Lugrezina, mio ben, prendilo e canta.

LUGR.

Basta, m'ingegnerò; dammi quel foglio.

Oh che gran scarabotti! Oimè, che imbroglio!

ALB.

Tu quella sei, per cui

Deve il Nume parlar; tu prima dunque

Intona il dolce metro,

Ch'indi noi tutti ti verremo dietro.

COLL.

(Ah Lugrezia, che fai con questi riti?

Giove superno e i nostri Numi irriti).

LUGR.

(Questo è Nume, o non è: se non è Nume,

Secondare costui poco mi costa;

E s'è Nume davvero,

Com'è nostro desio darà risposta).

ALB.

Via Lugrezia, che stiamo ad ascoltarti.

(Oggi con la pietà voglio ingannarti).

LUGR.

Orsù, mi proverò.

Dupra... Dupra...

Adagio un poco,

Ch'io non l'intendo bene.

 

Dupraiosche aclà aclà

Stocramatche fatakà.

TUTTI

Dupraiosche aclà aclà

Stocramatche fatakà.

LUGR.

Uzcha, Muzcha...

 

 

 


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