Carlo Goldoni
La donna di testa debole

ATTO SECONDO

SCENA NONA

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SCENA NONA

 

Donna Aurelia e Don Fausto

 

FAU. Io mi darei al diavolo per queste sue maledettissime scioccherie.

AUR. Caro don Fausto, perché volete irritarla? Non vedete che fate peggio?

FAU. Il peggio lo fate voi, signora, adulandola crudelmente.

AUR. Io non l'adulo. Parlo come son persuasa.

FAU. Non mi darete ad intendere, che siate voi persuasa di tai sciocchezze. Una donna di spirito non lo può essere.

AUR. Eppure, con tutto questo vostro acerbo costume, siete ancor fortunato.

FAU. Non posso ancora della mia fortuna lodarmi.

AUR. Le donne vi corron dietro.

FAU. Donna Violante non è qui venuta per me.

AUR. Vi è ben venuta la sua cognata.

FAU. Venne qui da voi donna Elvira?

AUR. Venne e vi è tuttavia. Si è ritirata; ma fra poco la vedrete.

FAU. Signora donna Aurelia, vi prego, fatemi questa grazia...

AUR. Volete che le parli per voi? Lo farò volentieri.

FAU. No, ditele che a me non pensi, che impieghi meglio gli affetti suoi, ch'io non sono in grado d'amarla.

AUR. In fatti vi compatisco. Ella non ha qualità, che meritino da voi amore.

FAU. Non intendo di sprezzarla; ma ho il cuor prevenuto.

AUR. Se fosse anche in libertà, son certa che non l'amereste.

FAU. Perché, signora?

AUR. Perché, secondo me, non ha né volto, né grazia per innamorare nessuno.

FAU. Voi non le siete amica, come credeva.

AUR. Credetemi, che non la posso soffrire.

FAU. Perché dunque riceverla in casa vostra?

AUR. La ricevo per civiltà, per convenienza.

 

 

 


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