Carlo Goldoni
La donna di testa debole

ATTO TERZO

SCENA OTTAVA

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SCENA OTTAVA

 

Strada.

 

Don Fausto e Brighella.

 

BRIGH. Ala savudo la bella nova?

FAU. Qual nuova?

BRIGH. La siora donna Violante ha perso la causa.

FAU. Povera signora! me ne dispiace infinitamente. Come l'hai saputo?

BRIGH. Ho incontrà el sior don Pirolino, e el m'ha sta notizia.

FAU. Che sia poi vera?

BRIGH. L'è verissima. I ha avudo la copia della sentenza e el dise cussì che so zia l'è tutta afflizion.

FAU. Ora è tempo ch'io faccia conoscere a donna Violante la sincerità della mia stima e dell'amor mio.

BRIGH. E la la sposerà con tutti quei pregiudizi che l'ha acquistadi con le belle lezion de don Pirolino?

FAU. No, Brighella. Questa è l'unica condizione che le sarà da me imposta per conseguir la mia mano: ch'ella abbandoni la pazzia di così pessimi studi.

BRIGH. El cielo voggia che la sia cussì. Fora de ste pazzie, l'è una signora adorabile. Quando, signor, l'ha sta bona intenzion, mi diria che l'andasse subito a ritrovarla.

FAU. No, non voglio andar subito. Voglio scriverle prima un viglietto. Voglio darle campo di pensare pria di rispondere; acciò la di lei risposta sia certa, maturata e libera da qualunque immaginabile soggezione.

BRIGH. Vossignoria pensa sempre ben, da par suo, con prudenza e con nobiltà.

FAU. Vedo venir don Roberto. Lasciami solo. Voglio favellare con lui.

BRIGH. Comandela che vada a casa?

FAU. Sì, preparami da scrivere, che ora vengo.

BRIGH. La sarà servida. (Oh, se ne trova pochi de' omeni come el me padron! Bon cuor, amor vero, sincerità, l'è una cosa... come dis el poeta: Che vi sia ciascun lo dice; dove sia nessun lo sa ). (da sé, parte)

 

 

 


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