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ORAZ. No, amico: egli è un onestissimo galantuomo, e certamente sempre più m'impegna a dargli prove della mia stima. Lo farò ricco, lo farò grande, lo renderò felice.
RID. Sì, mi piace infinitamente che mio fratello abbia del bene; ma vi raccomando la mia persona. Ricordatevi, caro amico, che io sono stato il primo...
ORAZ. Sì, egli è vero, e vedrete quello che farò per voi.
RID. Lo stato maggiore è completo? Le piazze di tenente colonnello, di maggiore, le avete già conferite?
ORAZ. Il tenente colonnello è già fatto. Per il maggiore ho un impegno, ma si potrebbe vedere...
ORAZ. La persona che mi ha impegnato, ha sborsato a conto dugento zecchini: ora, per dirla, pare che non si trovi in istato di arrivare all'intiero sborso.
RID. A quanto dovrebbe ascendere la somma per una tal piazza?
ORAZ. Già sapete che da voi non voglio niente. Basterebbe poter rendere a quel tale i suoi dugento zecchini.
RID. Questa è cosa facile. Si renderanno subito.
ORAZ. L'avete voi questa somma?
ORAZ. In confidenza, lo ha egli questo denaro?
RID. Se non lo ha, lo troverà. Per una fortuna simile si possono fare degli sforzi. Vi sono de' beni, si possono ipotecare. Amico, i dugento zecchini vi saranno, e l'obbligazione mia verso di voi sarà eterna.
ORAZ. Vi raccomando di maneggiare col signor Pantalone l'affare della sua figliuola per me.
RID. Non dubitate. Sarà vostra senz'altro.
ORAZ. Ha una difficoltà per la dote.
ORAZ. Vorrebbe che io gliel'assicurassi.
RID. Addio. Vi farà la sicurtà mio fratello. (parte)