Carlo Goldoni
L'impostore

ATTO TERZO

SCENA DICIASSETTESIMA

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SCENA DICIASSETTESIMA

 

Altra camera remota in casa di Pantalone, con un armadio nel fondo.

 

Flaminio ed Orazio.

 

ORAZ. Caro amico, nascondetemi in qualche luogo.

FLAM. Nascondervi? Perché?

ORAZ. Per fare una burla al signor Pantalone.

FLAM. Una burla?

ORAZ. Sì, per allegria, per divertimento.

FLAM. Vi condurrò a nascondervi in camera di mia sorella.

ORAZ. No, no; qui in queste camere, in questo appartamento, vicino al tetto, non vi è un nascondiglio, un sottoscala, un qualche luogo segreto?

FLAM. Vi potete nascondere... aspettate. (pensando)

ORAZ. Ma fate presto.

FLAM. Nascondetevi nella capponaia.

ORAZ. Eh, scioccherie. Colà mi vederebbono.

FLAM. Volete andare sul tetto?

ORAZ. Sì, anderò sul tetto. Per dove si va?

FLAM. Si va per di qui. (accenna l'alto della stanza)

ORAZ. Ma come?

FLAM. Ci vuole la scala a mano.

ORAZ. E dov'è? Presto.

FLAM. È nell'altra stanza. Volete che la vada a prendere?

ORAZ. Sì, presto, per amor del cielo.

FLAM. Questa burla vi preme assai.

ORAZ. Mi preme, spicciatevi. E sopra tutto, venga chi che sia, non dite nulla che mi sia nascosto.

FLAM. Non dubitate.

ORAZ. Giuratelo.

FLAM. Da fanciullo da bene.

ORAZ. Sento gente. La scala, presto.

FLAM. Subito. (parte)

 

 


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