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ISABELLA È diventato un bell'umorino costui. Causa quell'impertinente di Doralice.
DOTTORE Con permissione; posso venire? (di dentro).
ISABELLA Venite, Dottore, venite.
DOTTORE Fo riverenza alla signora Contessa.
ISABELLA È qualche tempo che non vi lasciate vedere.
DOTTORE Ho avuto in questi giorni di molti affari.
ISABELLA Eh! le amicizie vecchie si raffreddano un poco per volta.
DOTTORE Oh signora, mì perdoni. La non può dire Così. Dal primo giorno che ella mì ha onorato della sua buona grazia, non può dire che io abbia mancato di servirla in tutto quello che ho potuto.
DOTTORE Subito la servo (le porta una sedia).
ISABELLA Avete tabacco ? (sedendo).
DOTTORE Per dirla, mì sono scordato della tabacchiera.
ISABELLA Guardate in quel cassettino, che vi è una tabacchiera; portatela qui.
DOTTORE Sì signora (va a prendere la tabacchiera).
ISABELLA (Mi piace il dottore, perché conosce i suoi doveri; non fa come quelli che, quando hanno un poco di confidenza, se ne prendono di soverchio).
DOTTORE Eccola (presenta la tabacchiera alla Contessa).
ISABELLA Sentite questo tabacco (gli offerisce il tabacco).
DOTTORE Anche la tabacchiera?
ISABELLA Sì, anche la tabacchiera.
DOTTORE Oh! le sono bene obbligato.
ISABELLA Oggi starete a pranzo con me.
DOTTORE Mi fa troppo onore. Ho piacere, così vedrò la signora Doralice, che non ho mai veduta.
ISABELLA Non mì parlate di colei.
DOTTORE Perché, signora? È pure la moglie del signor Contino di lei figliuolo.
ISABELLA Se l'ha presa, che se la goda.
DOTTORE È vero ch'ella non è nobile; ma gli ha portato una bella dote.
ISABELLA Oh! anche voi mì rompete il capo con questa dote.
DOTTORE La non vada in collera, non parlo più.
DOTTORE Oh! che cos'ha portato? Quattro stracci.
ISABELLA Non era degna di venire in questa casa.
DOTTORE Dice bene, la non era degna. Io mì sono maravigliato, quando ho sentito concludere un tal matrimonio.
ISABELLA Mi vengono i rossori sul viso.
DOTTORE La compatisco. Non lo doveva mai accordare.
ISABELLA Ma voi pure avete consigliato a farlo.
DOTTORE Io? non me ne ricordo.
ISABELLA M'avete detto che la nostra casa era in disordine, e che bisognava pensare a rimediarvi.
DOTTORE Può essere ch'io l'abbia detto.
ISABELLA Mi avete fatto vedere che i ventimila scudi di dote potevano rimetterla in piedi.
DOTTORE L'avrò detto; e infatti il signor Conte ha ricuperato tutti i suoi beni, ed io ho fatto l'istrumento.
ISABELLA L'entrate dunque sono libere?
ISABELLA Non si penerà più di giorno in giorno. Non avremo più occasione d'incomodare gli amici. Anche voi, caro dottore, mì avete più volte favorita. Non me ne scordo.
DOTTORE Non parliamo di questo. Dove posso, la mì comandi.