Carlo Goldoni
La famiglia dell’antiquario

ATTO TERZO

Scena Ottava. Pantalone e detti

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Scena Ottava. Pantalone e detti

 

PANTALONE Con so bona grazia.

ANSELMO (Eccolo qui il mio tormento).

PANTALONE Sior Conte, sior zènero, me compatissa, se vegno avanti arditamente. Se tratta de assàe, se tratta de tutto, e qua bisogna trovarghe qualche remedio.

ANSELMO Io lascio fare a voi.

PANTALONE Ella vól tender alle medaggie.

ANSELMO Fin che posso, non le voglio lasciare.

PANTALONE E vu, sior zènero, cossa diséu? Ve par che se possa tirar avanti cussì? Ve par che vaga ben i affari della vostra casa?

GIACINTO Io dico che in poco tempo ci ridurremo miserabili più di prima.

PANTALONE Sior Conte, séntela cossa che dise fio?

ANSELMO Lo sento, ma non so come rimediarvi.

PANTALONE Se vórla redur a non aver da magnar?

ANSELMO Ci sono l'entrate.

PANTALONE Co le se magna in erba, no le frutta el terzo. E de ste care, niora e madonna, cossa dìsela?

ANSELMO Io dico che non si può far peggio.

PANTALONE No la pensa a remediarghe?

ANSELMO Io non ci vedo rimedio.

PANTALONE Ghe lo vederàve ben , se gh'avesse un poco d'autorità in sta casa.

ANSELMO Caro signor Pantalone, io vi tutta l'autorità che volete.

GIACINTO Sì, caro signor suocero, prendete voi l'economia della nostra casa; assisteteci per amor del cielo; fatelo per vostra figlia, per il vostro sangue.

PANTALONE Me despiase che anca éla mezza matta. Ma in casa mia non la giera cussì; la s'ha fatto dopo che la qua, onde spereria con facilità redurla in tel stato de prima.

ANSELMO Anche mia moglie una volta era una buona donna, ora è diventata un serpente.

PANTALONE Credéme, paroni, che ste donne le messe suso da sti conseggieri.

ANSELMO Credo anch'io ch'ella sia così.

GIACINTO Ne dubito ancora io.

PANTALONE Qua ghe vól resoluzion. Vórla che ghe fazza da fattor, da spendidor, da mistro de casa, senza vadagnar un soldo, e solamente per l'amor che porto a mia fia, a mio zenero e a tutta sta casa?

GIACINTO Lo volesse il cielo!

ANSELMO Non levate le mie medaglie, e per il resto vi amplissima facoltà di far tutto.

PANTALONE righe de scrittura, che me fazza arbitro del manizo e dell'economia della casa, e m'impegno che in pochi anni la se vederà qualche centenér la de zecchini; e crióri ghe ne sarà pochi.

ANSELMO Fate la carta, ed io la sottoscriverò.

PANTALONE La carta non gh'ho aspettà adesso a farla; un pezzo che vedo el bisogno che ghe ne giera. Gh'ho da zontar do o tre capitoletti, e credo che l'anderà ben. Andemola a lezer in tel so mezzà.

ANSELMO Non vi è bisogno di leggerla. La sottoscrivo senz'altro.

PANTALONE Sior no. Vói che la la senta, e che la la sottoscriva alla presenza de testimoni, e cussì anca el sior zènero.

GIACINTO Lo farò con tutto il cuore.

ANSELMO Andiamo, ma ci siamo intesi: il primo patto che non tocchiate le mie medaglie (parte).

PANTALONE Poverazzo! Anche questa una malattia: chi vól varirlo, no bisogna farlo violentemente, ma un pochetto alla volta.

GIACINTO Caro signor suocero, vi raccomando la quiete della nostra famiglia. Mio padre non è atto per questa briga; fate voi da capo di casa, e son certo che, se il capo avrà giudizio, tutte le cose anderanno bene (parte).

PANTALONE Questa la verità. El capo de casa quello che fa bona e cattiva la fameggia. Vói veder se me riesse de far sto ben, de drezzar sta barca, e za che co ste donne no se pól sperar gnente colle bone, vói provarme colle cattive (parte).

 


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