MAR.
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Serva, Contessa.
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BAR.
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Serva.
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CONT.
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Signore, a voi m'inchino.
Da seder. (a
Lesbino.)
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MAR.
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(Non si vede principio di festino). (alla Baronessa, e siedono.)
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CONT.
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Per qual
destin felice di tant'onor m'ha resa
Degna la
Baronessa e degna la Marchesa?
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BAR.
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Nuovo non è per
voi, Contessa, il mio rispetto.
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MAR.
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Ci amammo da
fanciulle; lo stesso è in me l'affetto.
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CONT.
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All'espression
sincera dell'una e l'altra io credo,
Poiché senza
alcun merito favorita or mi vedo.
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BAR.
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Come vi
divertite? (alla Contessa.)
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CONT.
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Nol so,
tutto m'attedia.
Io vado qualche
volta soltanto alla Commedia.
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BAR.
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Oh! ne ho
veduta una quindici sere sono.
Che cosa
scellerata! Mai più gliela perdono.
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MAR.
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Di quel Vecchio
Bizzarro vorrete dir, m'avveggio.
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BAR.
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Ci siete stata?
(alla Marchesa.)
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MAR.
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E come!
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BAR.
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Non si
può far di peggio.
Voi l'avete
veduta? (alla Contessa.)
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CONT.
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Dirò, se dir mi lice...
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BAR.
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Lo so che
dell'autore voi siete protettrice.
Ma affé che
questa volta la protezion non vale
Per un che ha
disgustato l'udienza in generale.
Io credo che
per lui sarà minor strapazzo
Il dir che
questa volta sia diventato pazzo.
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MAR.
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Non vi è una
scena buona.
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BAR.
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Non vi è un bell'accidente.
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MAR.
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Il dialogo è cattivo.
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BAR.
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In somma non val niente.
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CONT.
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Vi siete ancor sfogate?
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BAR.
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Difenderla vorreste?
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MAR.
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Affé! sarebbe
bella che voi la difendeste.
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CONT.
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Difenderla
non voglio, non son di senno priva;
Se tutti la
condannano, dirò ch'ella è cattiva.
Anche
l'autore istesso, sentito un tal flagello,
Pregò che la
mattina levassero il cartello:
Del pubblico
i giudizi ha sempre rispettato;
Anch'ei la
maledice, ed è mortificato.
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MAR.
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Se il pubblico
temeva, dovea studiarla bene.
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CONT.
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A un uom che ha
tanto scritto...
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BAR.
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Da
ridere mi viene.
Un uom che ha
tanto scritto, Contessa mia diletta,
Che scriva
sempre meglio l'universale aspetta.
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CONT.
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È vero, ed
abbiam visto di sue fatiche il frutto;
Ma un uom che
scrive assai, bene non può far tutto.
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MAR.
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Se non fa
bene bene, almeno sia ordinata
La cosa, che
non riesca cotanto scellerata.
Sentito
avrete pure il popolo commosso
Cogli urli e
con i fischi strillare a più non posso.
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CONT.
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Amiche,
permettete che dica quel ch'io sento,
Non
dell'autor per scusa, ma per compatimento.
Quest'ultima
commedia dal mondo condannata
Forse
cinqu'anni addietro sarebbesi apprezzata.
Ma il poco
non soddisfa a chi assaggiò il migliore;
La colpa, lo
confesso è solo dell'autore.
E l'ho
sentito io stessa dir che, più degli evviva,
Gli scherni a
tal commedia del popolo gradiva:
Da ciò per
l'avvenire messo in maggiore impegno,
L'udienza
delicata mirando a questo segno;
Pronto a
sudar più ancora negli anni che verranno,
Contento che
in Italia si sparga il disinganno.
Poiché talor
gli applausi, talor l'indiscrezione,
Producono col
tempo del buon la perfezione.
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BAR.
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Faccia commedie
buone, e allor sarà lodato.
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MAR.
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Se le farà
cattive, fia sempre strapazzato.
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CONT.
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Se ne facesse
sei di belle, e due di brutte?
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BAR.
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Una cattiva
basta per scordarsi di tutte.
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CONT.
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Povero autor!
Compiango lo stato suo infelice.
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MAR.
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Di quello che
mi annoia, non fo la protettrice.
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CONT.
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Ma si può bene...
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BAR.
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Oimè! La
cosa ormai m'attedia.
Per tutto ove
si va, si parla di commedia.
Cara Contessa
mia, quel poco che ci avanza
Di carnovale,
è meglio goderlo nella danza.
Or mando alla
Commedia le serve ed i bambini
In questi
ultimi giorni mi piacciono i festini.
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MAR.
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Anch'io, per
verità, me ne compiaccio assai.
E voi, Contessa?
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CONT.
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Oh! io, davver, non ballo mai.
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BAR.
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Ancor che non
si balli, a veder si ha diletto.
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CONT.
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Anzi che sulla
sedia, meglio si dorme in letto.
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MAR.
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Con questo
freddo in letto sola sola agghiacciata?
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CONT.
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Perché sola nel
letto? Non son io maritata?
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MAR.
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Sì, ma il
marito vostro, cara Contessa mia,
La notte si
diverte con buona compagnia.
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CONT.
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Ehi! chi è di
là? (non volendo badare a quel che dicono.)
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LES.
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Signora.
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CONT.
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Porta la cioccolata. (Lesbino parte.)
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BAR.
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(Non sarà ver
che ballino). (alla Marchesa.)
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MAR.
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(Son stata assicurata).
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BAR.
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Gli altri
anni in casa vostra faceasi qualche festa.
Quest'anno... (alla Contessa.)
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CONT.
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Son dei
giorni che ho un gran dolor di testa.
Non so da che
derivi.
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MAR.
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Sarà malinconia.
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BAR.
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Il chiacchierar
fa peggio. Marchesa, andiamo via.
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MAR.
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Spiacemi,
Contessina, d'avervi incomodata. (si alza.)
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CONT.
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Fermatevi,
signore; beviam la cioccolata. (Lesbino con cioccolata, e la bevono tutte.)
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