Carlo Goldoni
Il festino

ATTO SECONDO

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ATTO SECONDO

SCENA PRIMA

 

Camera in casa di madama Doralice.

 

Don Alessio e Targa servitore.

 

ALE.

Che diavolo ha mia moglie, che grida in tal maniera?

L'ha con me? l'ha con te? l'ha colla cameriera?

TAR.

Vada, signor: non sente che strilli? che schiamazzo?

ALE.

Andar quand'è infuriata? affé, non son sì pazzo.

Madama è una bestiaccia, e per poter soffrirla

Non trovo altro rimedio che quello di sfuggirla.

Ma si sa perché grida?

TAR.

Grida perché dal sarto

Di certa guarnizione si è errato nel comparto.

Mancano dieci braccia di pizzo, e questa sera

Dee andar ad un festino, e smania e si dispera.

ALE.

Ho inteso; del suo sdegno se la cagione è questa,

Sulle mie spalle avrebbe a cader la tempesta;

Ma dica quel che vuole, la cosa è disperata:

Tutti li ho spesi, e in erba ci mangiammo l'entrata.

Lo sai che per comprare un abito per lei,

Venduti ho l'altro giorno due de' vestiti miei;

E ieri, per il pizzo per far la guarnizione,

Speso ho il denar che a parte avea per la pigione.

Non posso più. Trar sangue chi può da una muraglia?

Altro non ho da darle, se il naso non mi taglia.

TAR.

Eccola qui.

ALE.

Sto fresco. Meglio è ch'io me ne vada.

Targa, Targa, fa presto, il cappello e la spada. (Targa parte.)

 

 

 

 


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