Carlo Goldoni
Il festino

ATTO SECONDO

SCENA SESTA

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SCENA SESTA

 

Madama Doralice, poi Stanga servitore.

 

MAD.

Senza di me la festa? senza di me, per cui

Dice di farla il Conte, si ballerà da lui?

Dirà, se non mi vede, la critica brigata,

O ch'io non so ballare, o che non mi ha invitata.

Ma l'uno e l'altro è poco; diran: non è venuta,

Forse perché non l'ha la Contessa voluta.

E il Conte che mi teme almen, se non mi ama,

Ardisce a un tale insulto esponere una dama?

In casa mia finito ha di venir l'audace...

Ma si farà la festa; questo è quel che mi spiace.

Per far che non seguisse, lo giuro, pagherei

Tutte le gioje ancora, non che i vestiti miei.

Chi sa? farò di tutto per ritrovar maniera...

Può darsi che mi riesca qualcosa innanzi sera.

Stassera tu non balli, Conte, te lo prometto,

A costo anche di farti precipitare il tetto.

STA.

Signora, c'è il padrone?

MAD.

Fuori di casa è andato.

Per qual ragion ne chiedi?

STA.

Egli era domandato.

MAD.

Da chi?

STA.

Da don Maurizio.

MAD.

Digli ch'egli è sortito.

Ma... aspetta. (Che mai puote voler da mio marito?

Son curiosa). (da sé.) Va, digli che ci son io, che onore

Mi farà s'egli passa, ch'io l'avrò per favore. (Stanga va via.)

Chi sa ch'egli non tenti, spronato dalla figlia,

La pace per vendetta turbar di mia famiglia?

Se accorgermi potessi ch'ei ciò tentasse, il giuro...

Ma in tempo egli è venuto che il Conte più non curo;

E posso cautamente con lui giustificarmi,

Merto acquistando, allora ch'io penso a vendicarmi.

 

 

 

 


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