Carlo Goldoni
Il festino

ATTO SECONDO

SCENA DODICESIMA

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SCENA DODICESIMA

 

Donna Rosimena, don Peppe e detti. Targa mette le sedie.

 

ROS.

Madama, vi son serva. Marchesa, Baronessa.

BAR. MAR.

Serva.

MAD.

Serva divota.

PEP.

M'inchino.

MAR.

(È ognor la stessa). (da sé.)

MAD.

Si servano, di grazia, si servano, signore.

Oh donna Rosimena, che vuol dir quest'onore?

ROS.

Scusatemi, Madama, s'io vengo a incomodarvi;

D'una finezza, amica, son venuta a pregarvi.

Io so che questa sera il Conte una festa,

So che sarà composta di gente tutta onesta;

So quanto voi potete, dicendo una parola;

Vorrei col vostro mezzo condur la mia figliuola.

MAD.

Ben volentier, signora.

BAR.

Ma le fanciulle oneste

Pare non sia ben fatto condurle sulle feste.

ROS.

Che cara Baronessa! correggere mi vuole.

È peggio le ragazze lasciarle in casa sole.

MAR.

Le madri che han giudizio...

ROS.

So che volete dirmi;

Ma vecchia ancor non sono, e voglio divertirmi.

MAD.

Dunque voi pur, signora...

ROS.

sa, vengo ancor io.

E meco mi lusingo verrà don Peppe mio.

PEP.

Se mi sarà permesso.

MAD.

Non so, perché ristretto

È il luogo della festa; di ciò non mi prometto.

ROS.

Madama Doralice, parlo col cuore aperto,

Quando non vien don Peppe, anch'io non vengo certo.

MAR.

Sì, donna Rosimena, vi lodo in verità;

Un po' di cicisbeo fa bene in quella età.

ROS.

Don Peppe onestamente mi serve e mi ha servito,

E gli voleva bene ancora mio marito.

MAR.

Vostro marito in fatti era buon uomo assai.

ROS.

Che tu sia benedetto! Non mi gridava mai.

MAD.

Voi mi permetterete, che pria ne parli al Conte.

ROS.

Mi piacciono, Madama, le femmine più pronte.

Dite di sì a drittura; il Conte non disdice,

Allora che comanda madama Doralice.

Anch'io, quando una grazia voluta ho da don Peppe,

A donna Rosimena negarla egli non seppe.

Chiedetegli, s'è vero. Don Peppe eccolo qui;

Non ha mai detto un no, quando gli ho chiesto un sì.

PEP.

A una discreta dama negar non si dee nulla.

ROS.

Basta dir che mi amava ancor da fanciulla.

MAD.

Amica, compatite; non prendo alcun impegno.

Vi darò la risposta.

ROS.

Ma presto.

MAD.

Sì, m'impegno.

ROS.

E dove?

MAD.

Questa sera, innanzi, andate?

ROS.

Dove andiamo, don Peppe?

PEP.

Dove voi comandate.

MAD.

Datemi il luogo certo.

ROS.

Se una chiave si trova,

Andremo questa sera alla commedia nuova.

MAD.

Forse anch'io v'anderò.

ROS.

Bene, ci troveremo.

MAD.

Ci troveremo tutti.

BAR.

Noi altre non ci andremo.

MAD.

Perché?

BAR.

Perché mai più vogliam commedie nuove,

Se prima non si sentono dell'esito le nuove.

MAD.

Io poi la prima sera, sia buona o sia cattiva,

Per dubbio che mi spiaccia, non voglio esserne priva.

MAR.

A tante commediaccie avrete avuto gusto.

MAD.

Ho ben colla Persiana compensato il disgusto.

MAR.

Ecco qui: la Persiana sempre si mette in campo,

Eppur la sua bellezza sparisce come un lampo.

È buona, se vogliamo, diletta, e non attedia;

Ma in verità, Madama, non si può dir commedia.

BAR.

Cogli abiti, col verso, col merto degli attori,

Con qualche novità l'autor la porta fuori.

MAD.

Eppure è un'opra tale, che trentaquattro sere

Ha sempre fatto gente, e a tutti diè piacere.

MAR.

A tutti? Se sentiste quel che ne dicon tanti!

Vi è chi l'ha esaminata ben ben da tutti i canti;

E vi ha trovato dentro di molte improprietà.

BAR.

Dicon che nei caratteri non ci sia verità.

ROS.

Oh, qui poi perdonate: di questo me n'appello.

Carattere può darsi di Curcuma1 più bello?

Veder una vecchiaccia che fa da giovinetta,

È cosa veramente che piace e che diletta,

Vederla disperata per causa dell'eunuco,

È cosa che da ridere farebbe ad un sambuco.

E quando della schiava in vece si offeriva,

Guardando un po' don Peppe! da rider mi veniva

BAR.

Appunto con tal donna l'autor preso ha dei sbagli.

Son savie, son matrone le vecchie dei serragli.

Meglio doveva gli usi esaminar dei popoli.

Vi sono dei serragli anche in Costantinopoli.

MAD.

L'autor di quei di Persia dipinto ha il ver costume.

Dai viaggiatori ha preso norma, consiglio e lume:

E accordano i migliori, che sono tai custodi

Esperte nell'inganno, maestre delle frodi.

MAR.

E quando quella vecchia discorre del caffè,

E fa da semplicista senza saper perché?

MAD.

Lo fa, perché ad Alì vuol dar trattenimento.

L'autor ve l'ha innestato per suo divertimento.

È ver che si poteva ancora farne senza;

Ma prendersi un poeta può ben questa licenza.

PEP.

E poi lo fa la vecchia, perché è una linguacciuta,

Che entrar volendo in grazia, per ogni via s'aiuta:

Che parla d'una cosa che a lei non disconviene.

ROS.

Oh caro quel don Peppe! oh come parla bene!

BAR.

Condannano poi molto di Fatima l'amore.

Dicono che non puossi accendere in poche ore.

E dicon che sia falsa l'ipotesi galante,

Che fosse innamorata pria di veder l'amante.

MAD.

Chi parla in guisa tale, mostra che le sia oscura

La condizion di donna chiusa fra quattro mura.

L'unico ben di donna in Oriente è lo sposo,

E tanto di ottenerlo è il di lei cuore ansioso,

Che quando l'europea principia a essere amante.

L'amor nell'orientale divenuto è gigante.

ROS.

Viva Madama, e viva.

MAR.

E poi, che donna strana,

Che donna indiavolata è mai la schiava Ircana?

MAD.

Amica, a piacer vostro tutt'altro criticate;

Ma Ircana io la proteggo, e non me la toccate.

MAR.

Non parlo dell'attrice, favello con modestia;

Mi piace di vederla smaniar come una bestia;

Del carattere suo sol favellare intendo.

MAD.

Ircana, la sua parte, il suo smaniar difendo.

Finor son stata cheta, or mi si scalda il sangue:

Se mi toccate Ircana, io fremo come un angue.

Io trovo il suo carattere bellissimo, perfetto.

Mille volte al poeta io dissi: oh benedetto! 2

BAR.

Credetemi, Madama, che vi è da dire assai.

MAD.

L'ho caro. (s'alza.)

BAR.

Ma sentite.

MAD.

Orsù, ho sentito assai.

Restate, se volete, io vi domando scusa;

So che piantar le visite la civiltà non usa,

Ma un affar di premura m'obbliga un sol momento

Passar, se il permettete, nell'altro appartamento.

Tre dame che son piene di tanta discrezione,

Spero che mi daranno benigna permissione.

MAR.

Io vi levo l'incomodo.

MAR.

Faccio lo stesso anch'io.

ROS.

Attenderò l'avviso, Madama, al palco mio.

Ricordatevi bene parlar per tutti tre:

Per la figliuola mia, pel mio don Peppe e me. (parte, inchinandosi, con don Peppe.)

MAR.

Madama, compatite. (inchinandosi.)

MAD.

Giust'è che a voi domande...

BAR.

Dunque vi metterete stassera il cerchio grande.

MAD.

Può darsi.

BAR.

V'ho capito, già me lo metto anch'io.

Riverisco Madama.

MAR.

Serva, Madama.

BAR.

Addio. (Madama s'inchina, e le accompagna alla porta.)

 

 

 

 





p. -
1 Il personaggio medesimo rappresentato aveva quello di Curcuma.



2 L'attrice medesima rappresentò nell'anno stesso il personaggio d'Ircana.



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