Carlo Goldoni
Il festino

ATTO QUINTO

SCENA SECONDA

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SCENA SECONDA

 

Don Maurizio e detti.

 

MAU.

Signor, con buona grazia, mi spiace incomodarvi. (a don Alessio.)

ALE.

Che avete a comandarmi? (s'alza.)

MAU.

Bisogno ho di parlarvi.

ALE.

Eccomi. (s'incammina.)

MAU.

Favorite nella vicina stanza.

MAD.

Dove andate? (a don Alessio.)

ALE.

Nol so. (camminando.)

MAU.

Passate. (a don Alessio, e partono.)

MAD.

Che creanza!

BAR.

(Certo vi è qualche imbroglio!) (alla Marchesa.)

MAR.

(Così pare anche a me).

BAR.

(Pagherei sei zecchini a sapere com'è).

MAD.

Dite. (al Conte.)

CON.

Son qui. (accostandosi.)

MAD.

(Badate che non vi sien schiamazzi).

CON.

(Rispondere non sanno i scimuniti, i pazzi). (torna al suo posto.)

MAD.

(Bravo, signor Contino, gli prendo più concetto;

Ch'ei sia tre volte al giorno ben bene maledetto).

BAR.

(Per quello che si vede, vi è qualche gran rottura).

MAR.

(Un'amicizia simile lungamente non dura). (fra di loro.)

BAR.

(Superba è come il diavolo).

MAR.

(Spezialmente stassera,

Perché ha il vestito nuovo, non ci ha guardate in cera).

BAR.

(Si vede ben che avvezza non è a portar vestiti).

MAR.

(Ne ho sette in guardarobe degli abiti guarniti).

BAR.

(Questo de' miei vestiti è forse dei più brutti).

MAR.

(Anch'io mi ho messo intorno il peggiore di tutti).

 

 

 

 


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