BIR.
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Ecco i
stampati fogli, che il padron mio vi manda: (a Gioacchino)
I soliti
foglietti di Parigi e d'Olanda,
Il Mercurio
Galante, che fa tanto rumore,
Ed il corrente
foglio del nostro Spettatore.
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GIO.
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Oh sì, che
faran festa, leggendo i curiosi;
Verranno a
satollarsi i critici oziosi;
E senza sale
in zucca, e senza discrezione,
Si sentirà
ciascuno a dir la sua opinione.
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BIR.
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GIO.
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Tel porto, e
tu, Birone, recami un libriccino.
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BIR.
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Ben volentier,
qual libro? Chiedilo, e te lo dono.
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GIO.
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Vorrei che tu
mi dessi qualche cosa di buono.
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BIR.
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Ti porterò un
romanzo. In oggi, se nol sai,
Sono le
favolette in voga più che mai.
Chi può
stampar romanzi, libraio è fortunato;
E suol, chi li
compone, passar per letterato. (entra nella sua bottega.)
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GIO.
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Anch'io, per
dire il vero, li leggo con piacere.
Son cose
all'età mia conformi, e al mio sapere.
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BIR.
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Eccoti il libro.
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GIO.
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Aspetta. Darti il caffè mi preme.
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BIR.
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L'hai tu beuto ancora?
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GIO.
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No, lo berremo insieme. (va in bottega a
prendere il caffè.)
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BIR.
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Ogni garzon
per uso fa quel che facciam noi;
Tratta gli
amici a spese delli padroni suoi.
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GIO.
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Eccol per tutti
due. (porta due chicchere di caffè.)
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BIR
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Sediamo. (siedono
ciascuno alla sua panca.)
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GIO.
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Sì,
sediamo.
Questo poco di
bene, fin che si può, godiamo.
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BIR.
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L'ora non è
avanzata. Facciamla da signori,
Finché arrivar
si veggano i nostri seccatori.
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GIO.
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Uno ve n'è
fra quelli, che ognor da noi si vedono,
Che parmi un
ignorante, e pur molti gli credono:
Emanuel Bluk
si chiama, uomo che fa il sapiente,
Ma intesi dir
da molti, ch'è un furbo e non sa niente.
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BIR.
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Da noi, per
dire il vero, pratica gente buona:
Jacobbe
Monduill merita una corona.
Filosofo, ma
vero, non di quelli all'usanza,
Che per
filosofia fan passar l'increanza.
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GIO.
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Dicon però,
che il vostro filosofo erudito
Da madama
Brindè sia stato un po' ferito.
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BIR.
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Madama di
Brindè, vedova letterata,
Della di lui
virtude si dice innamorata.
Vi è chi di
lor si burla, chi mormora e sospetta;
Vi è chi dei
studi loro qualche bel frutto aspetta.
Ma vi è chi
li difende; chi dice che contenti
Passano il loro
tempo coi libri e gli argomenti.
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GIO.
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So che madama
Saixon, di lei minor sorella,
Si burla
della tresca di questa vedovella.
Abitan qua di
sopra, come tu sai. Sovente
Su questa
loggia loro l'una e l'altra si sente.
La Saixon
viene spesso anche in bottega nostra:
Di spirito
vivace suol far pomposa mostra.
Diverte chi
l'ascolta talor con qualche sale;
Ma tutti i suoi
discorsi finiscono in dir male.
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BIR.
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E suo marito il
soffre?
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GIO.
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Saixon è
un negoziante,
Che più della
consorte apprezza il suo contante.
Un buon
marito, un uomo che di lei non sospetta;
Se in casa
non la trova, senza gridar l'aspetta.
E quando la
signora ritorna accompagnata,
Non chiede, con
prudenza, dove e con chi sia stata.
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BIR.
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Suol la
Brindè nutrire altri costumi in seno:
È saggia, è
regolata; per quel che pare almeno.
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GIO.
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Vien gente.
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BIR.
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Separiamci.
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GIO.
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Addio.
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BIR.
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Buon dì,
Gioacchino.
Del caffè ti
ringrazio.
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GIO.
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Ed io del libriccino. (ambi si ritirano nelle
loro botteghe)
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