Carlo Goldoni
Il filosofo inglese

ATTO PRIMO

SCENA SECONDA

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SCENA SECONDA

 

Jacobbe Monduill e milord Wambert dalla parte del libraio.

 

MIL.

Non mi adulate, amico, parlatemi sincero.

JAC.

Signor, più della vita amo l'onesto e il vero.

Consiglio mi chiedete? Parlo da vero amico;

Quel che nel cuore i' sento, anche col labbro io dico.

Sprezzar le oneste nozze niuna ragione insegna,

Quando la scelta sposa non sia d'amore indegna.

Il filosofo greco nozze ricorda eguali

Non d'età o di ricchezza, ma di virtù e natali.

MIL.

Vi confidai la brama che ho di legarmi in petto:

Ora delle mie fiamme vi svelerò l'oggetto.

Su la mia scelta istessa bramo da voi consiglio:

Chiedolo, come al padre lo chiederebbe il figlio.

JAC.

Sia con paterno zelo, sia con servile ardore,

Risponderò ad un figlio, parlerò ad un signore.

MIL.

Quella che il seno mio ferì coi lumi suoi

Madama è di Brindè.

JAC.

Signor, non è per voi.

MIL.

Se ugual non è di sangue?

JAC.

Vil non è nata almeno.

MIL.

Saggia non è? discreta?

JAC.

Pien di virtude ha il seno.

MIL.

Di ricchezza non curo.

JAC.

Né la ricchezza è quella

che deggia prevaler.

MIL.

Non vi par vaga?

JAC.

È bella.

MIL.

Dunque se per lei sola mi arde d'Amore il nume,

Qual ragion vi si oppone?

JAC.

Il genio ed il costume.

MIL.

Spiegatevi.

JAC.

Milord, soglio agli amici in faccia

Dir con rispetto il vero, ancor quando dispiaccia.

Di genio e di costume tal donna è a voi distante,

Ma la distanza in quella non conosce un amante.

MIL.

Non vi capisco ancora.

JAC.

Mi spiegherò. Tal foco

Quant'è che vi arde in seno?

MIL.

Saran due mesi.

JAC.

È poco.

MIL.

E pur...

JAC.

Perdon vi chiedo. Chi di madama il merto

Dipinse al vostro cuore?

MIL.

Il comun grido.

JAC.

È incerto.

Ragionaste con lei?

MIL.

Sì, favellar l'intesi.

Star de' più dotti a fronte l'ho ammirata, e mi accesi.

JAC.

Signor, se l'ammiraste, se vi accendeste a un tratto,

Fu da virtù straniera vostro cuor sopraffatto.

Ma quella donna istessa, che un vi piacque tanto,

Vi spiacerebbe allora quando l'aveste accanto.

Bello è il veder la donna in mezzo a dotte

Sostener le questioni, risolver gli argomenti;

Ma in casa ad un marito non piacerà il sussiego,

Con cui le letterate soglion risponder: nego.

Deve bramar lo sposo sposa che senta amore,

Non che a indagar si perda la cagion dell'amore;

Non tal che del marito deluda l'intenzione,

Parlandogli nel letto d'impulso e d'attrazione.

MIL.

Vi ho inteso.

JAC.

Io non vorrei...

MIL.

Basta così. Son pago.

Scancellerò dal petto di madama l'imago.

JAC.

Siete convinto?

MIL.

Il sono: ogni consiglio approvo,

Quando da ragion vera sostenuto lo trovo.

La spada, il canto, il ballo finor fur mio diletto;

Madama ad altre scienze consacrò l'intelletto.

È ver ch'ella mi diede piacer coi sillogismi,

Ma le ragioni in casa mi parerian sofismi.

Grazie vi rendo, amico, uomo di cuor sincero,

Filosofo discreto, conoscitor del vero.

(Fa un saluto a Jacobbe, e passa alla bottega del caffè, sedendo sopra una panca, dove Gioacchino gli porta il thè.)

JAC.

Poco non è, che grato siagli un consiglio audace;

Colui che non adula, quasi sempre dispiace.

Che importa a me che unita sia con Milord madama?

Il mio cuor la rispetta, ma come lui non l'ama.

È ver che generosa mi soffre e mi soccorre,

Ma all'onestà non soglio l'interesse anteporre.

Povero quale io sono, dalle sventure oppresso,

Quando ognun mi abbandoni, sempre sarò lo stesso.

Stoico non son, non pongo nell'abbandon totale

Dei beni della vita la virtù principale.

Filosofia m'insegna che il mondo e i beni suoi,

Se inutili non sono, son creati per noi.

Nostro delle ricchezze, nostro de' cibi è l'uso,

Niun che ha discrete voglie, è dal goderne escluso.

Ma chi da sorte è oppresso, chi senza colpa è afflitto,

Delle miserie a fronte dee mantenersi invitto,

Sicuro che i disastri, se vengono dal fato,

L'anima non si offende, il cuor non è macchiato;

E allora sol che i danni l'uomo a soffrir non vale,

Rende maggior la pena, sente il dolor del male.

Ecco de' studi miei, ecco il più dolce effetto:

Non ho i comodi in odio, non aborro il diletto.

Sento dell'uomo i pesi, l'onesto ben mi piace,

Ma incontro le sventure, e le sopporto in pace. (si ritira dal libraio.)

 

 

 


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