Poco non è,
che grato siagli un consiglio audace;
Colui che non
adula, quasi sempre dispiace.
Che importa a
me che unita sia con Milord madama?
Il mio cuor
la rispetta, ma come lui non l'ama.
È ver che
generosa mi soffre e mi soccorre,
Ma all'onestà
non soglio l'interesse anteporre.
Povero quale
io sono, dalle sventure oppresso,
Quando ognun
mi abbandoni, sempre sarò lo stesso.
Stoico non
son, non pongo nell'abbandon totale
Dei beni
della vita la virtù principale.
Filosofia
m'insegna che il mondo e i beni suoi,
Se inutili
non sono, son creati per noi.
Nostro delle
ricchezze, nostro de' cibi è l'uso,
Niun che ha
discrete voglie, è dal goderne escluso.
Ma chi da
sorte è oppresso, chi senza colpa è afflitto,
Delle miserie
a fronte dee mantenersi invitto,
Sicuro che i
disastri, se vengono dal fato,
L'anima non
si offende, il cuor non è macchiato;
E allora sol
che i danni l'uomo a soffrir non vale,
Rende maggior
la pena, sente il dolor del male.
Ecco de'
studi miei, ecco il più dolce effetto:
Non ho i
comodi in odio, non aborro il diletto.
Sento
dell'uomo i pesi, l'onesto ben mi piace,
Ma incontro le
sventure, e le sopporto in pace. (si ritira dal libraio.)
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