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Jacobbe dalla parte del libraio, Birone dalla bottega; e detti.
JAC. |
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BIR. |
Signor mio. |
JAC. |
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BIR. |
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PAN. |
Nol faccio per malizia. Ma un poco di acqua calda col valor di un quattrino Fra zucchero, limone e spirito di vino, |
JAC. |
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PAN. |
Ma tu che qualche cosa sai di filosofia, Puoi approvar nel mondo una cotal pazzia? Nati siam tutti eguali, quel ch'è nel mondo, è nostro, E dir non si dovrebbe: questo è mio, questo è vostro. Se l'uomo dell'altro uomo si serve ed abbisogna, Pretender pagamento mi sembra una vergogna. |
Non so di tante scarpe; mi viene uno scellino. Vi pagherò ancor io, maestro ciabattino. |
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PAN. |
A me? |
JAC. |
Taci; ha ragione, e la ragione è vaga: Fra gli uomini di vaglia la roba non si paga. Si cambia. Avrò bisogno di scarpe immantinente. Panich farà ch'io le abbia, e le averò per niente. (a Gioacchino.) |
PAN. |
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JAC. |
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PAN. |
Se tu non fai mestiero, io faccio qualche cosa. |
JAC. |
Con voi, per ragion pari, non cambierà Gioacchino |
PAN. |
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PAN. |
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JAC. |
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PAN. |
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JAC. |
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PAN. |
Jacob, non ti ringrazio, se l'hai per me pagato: Soccorrer ciascheduno il prossimo è obbligato. Natura ti ha sforzato a far codesta azione, Per questo io non ho teco veruna obbligazione. (entra dalla Brindè.) |