Carlo Goldoni
Il filosofo inglese

ATTO TERZO

SCENA DICIASSETTESIMA

Precedente

Successivo

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

SCENA DICIASSETTESIMA

 

Birone e detti.

 

BIR.

Signore. (a Jacobbe.)

JAC.

Da me che cosa vuoi?

BIR.

Col foglio e questa borsa Milord mi manda a voi.

M.BR.

Stelle! che fia?

JAC.

Leggiamo.

M.BR.

Servitevi. (si alza.)

JAC.

Sedete.

Dei sensi di Milord voi testimon sarete. (siedono, e Jacobbe apre e legge.)

Amico, in voi favelli timore ovver rispetto,

Le scuse, le discolpe, le umiliazioni accetto.

Mi scordo d'ogni offesa, ogni onta vi perdono;

In atto di amicizia, cento ghinee vi dono:

Ma a ciò che immantinente da Londra allontanato,

A viver vi portiate, Jacob, in altro Stato.

Nulla al bisogno vostro vi mancherà, lo giuro:

Ma se doman qui siete, di me non vi assicuro.

M.BR.

Che sento? (si alza.)

JAC.

Non partite. Recatemi da scrivere. (a Birone.)

M.BR.

Oimè!

JAC.

Non si sgomenta un uom che sappia vivere.

M.BR.

Milord è risoluto, conosco il suo costume.

JAC.

Bastami in mia difesa dell'innocenza il nume.

BIR.

Eccovi il calamaio.

JAC.

Aspetta.

BIR.

Sì, signore.

M.BR.

Deh, non vi rovinate.

JAC.

Non abbiate timore.

Scusi, Milord, s'io scrivo su questo foglio istesso.

Al cuor che mi ridona, tenuto io mi professo.

Se il suo dinar rimando, egli è perch'io nol merto;

La libertà non vendo con un mercato aperto.

Se il Re vorrà ch'io parta, andrò dal suolo inglese;

Come son qui vissuto, vivrò in ogni paese. (scrivendo pronunzia forte quello che scrive.)

M.BR.

L'irriterà quel foglio.

JAC.

No, se ragione intende.

Reca a Milord il tutto. (a Birone.)

BIR.

(La borsa ancor gli rende?) (parte.)

JAC.

Madama, io non m'inganno: vi esce dagli occhi il pianto.

M.BR.

Jacob, la mia virtude ora non giugne a tanto.

Vorrei coprir del duolo la debolezza estrema,

Ma sono donna alfine, ma il cuor vi adora e trema.

JAC.

Cotal dichiarazione tor mi potria la pace,

Se di essere turbato fosse il mio cuor capace.

Per voi duolmi, madama, più che per me il mio danno!

Se pon le mie sventure a voi recare affanno.

Ora dei studi nostri, ora il maggior profitto

Tragga fra le passioni l'animo forte, invitto.

Ai colpi di fortuna resistere c'insegna

Vera filosofia, che l'avvilirsi sdegna.

Porgano i studi vostri aiuto alla ragione;

Per me quel dolce affetto cambiate in compassione.

Lasciatemi partire senza cordoglio all'alma:

Virtù nel vostro seno porti trionfo e palma. (parte.)

 

 

 


Precedente

Successivo

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (VA1) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2009. Content in this page is licensed under a Creative Commons License