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SCENA PRIMA
Giardino in casa di don Mauro.
Il signor Commissario, il signor De' Martini finanziere.
COMM. |
Domandatelo a lei. |
Che serve il domandarlo, |
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COMM. |
Madama non è donna di mala inclinazione. |
Non credo, per il tempo ch'io venni in casa vostra, Che dolervi possiate dell'amicizia nostra. Madama è onesta moglie, voi siete un onest'uomo, Io sono un buon amico, io sono un galantuomo; |
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COMM. |
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Lo so, lo so il pretesto. Per esser confermato Nel posto dal Marchese, a cui foste accusato. Buono per tali uffizi me voi non giudicate? |
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COMM. |
Amico, tutto questo lo so; ma so di peggio, E per ben vi avvertisco. Sentito ho a mormorare, Che vogliavi il Marchese dal feudo licenziare. |
Perché? |
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COMM. |
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COMM. |
Si dice... compatitemi, amico, Non credo che sia vero; ma quel che sento, io dico. Si dice che il contratto, che feste col Marchese, Gli ruba almeno almeno un terzo del paese, E che per tal ragione sia nullo l'istrumento. |
Gli si potrebbe fare un qualche accrescimento. So di non esser reo, potrei giustificarmi: Ma cosa più espedita saria l'accomodarmi. |
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COMM. |
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Di chi potrei servirmi? |
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COMM. |
Oh, io non gliene parlo, e poco non sarà, Se appresso del Marchese per me s'impiegherà. |
Se madama volesse... |
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COMM. |
Ha da pensar per lei. |
Cento doppie di Spagna sagrificar vorrei. |
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COMM. |
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Oh no, non son sì matto; |
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COMM. |
Si può veder. |
Mi pare... (osservando fra le scene) |
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COMM. |
Il Conte è quel che viene. |
COMM. |
No, sospendete, amico; gli parlerà mia moglie. |
COMM. |