Carlo Goldoni
Il filosofo inglese

ATTO QUARTO

SCENA OTTAVA

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SCENA OTTAVA

 

Maestro Panich, poi milord Wambert.

 

PAN.

Glielo dirò senz'altro. Milord... in... cor... te... accese.

Intendo: fa Milord ribelle del paese.

Nel leggere lo scritto non fondo la mia gloria,

Ma leggo lo stampato, ed ho buona memoria.

MIL.

(Venendo dalla bottega del libraio.)

Se n'anderà Jacobbe. Se n'anderà, il prometto:

Lo voglio fuor di Londra di madama a dispetto.

Ricusa il mio danaro? Mi fa così gran torto?

Lontan da questo suolo deve andar vivo o morto.

Dicolo senza caldo, dicolo allor ch'io penso

Che la ragione in parte abbia frenato il senso.

Egli non viverebbe, se di prima uscia,

Se a me si presentava in mezzo all'ira mia.

PAN.

Milord, son tre minuti che aspetto per parlarti.

MIL.

Perché non avanzarvi?

PAN.

Temea di disturbarti.

Batter le mani e i piedi ti vidi stranamente

Invasa dalle stelle credevo la tua mente.

Lo vedi? In questo foglio per te vi è un complimento;

Se leggere lo sai, ne resterai contento.

MIL.

Che è questo?

PAN.

Una insolente satira a te diretta,

Composta da Jacobbe per far di te vendetta.

Tieni, che te la dono; lo stile suo si sente.

L'ho letta e l'ho capita perfettissimamente.

 

 

 


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