Carlo Goldoni
Il filosofo inglese

ATTO QUINTO

SCENA UNDICESIMA

Precedente

Successivo

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

SCENA UNDICESIMA

 

Milord Wambert e madama di Brindè dalla sua casa.

 

M.BR.

Signore. Eccovi a voi dinante

Quella di cui diceste poc'anzi essere amante.

Se ciò fia ver, son pronta...

MIL.

Madama, permettete. (passa alla sinistra con un complimento.)

M.BR.

Milord, troppo gentile. (con una riverenza.)

MIL.

Fo il mio dover. Sedete. (siedono su due scagni.)

M.BR.

Io vi dicea...

MIL.

Che pronta siete a gradir l'affetto...

M.BR.

Tutto, Milord, dirovvi, se aspetterete.

MIL.

Aspetto.

M.BR.

Veggo per mia cagione un innocente oppresso.

Jacob è un uomo dotto; lo stimo, io lo confesso;

E confessar volendo tutto il mio core appieno,

Eguale alla mia stima è l'amor mio non meno.

Strano non è che il merto mi abbia ferito il petto.

MIL.

Concludasi, madama.

M.BR.

Se aspetterete...

MIL.

Aspetto.

M.BR.

Strano non è ch'io l'ami questo felice ingegno,

Ma l'amor mio non passa della ragione il segno.

Non vo' colla mia mano, non vo' coll'amor mio

Precipitare un uomo saggio, discreto e pio.

Al regno d'Inghilterra io sarò debitrice,

S'ei parte per me sola dall'Isola felice;

E se per me l'opprime di una vendetta il pondo,

Io son la debitrice della sua vita al mondo.

Milord, che d'ira acceso più che di amore ha il seno,

Lontan vuol ch'egli vada dall'anglico terreno.

Milord, di cui non vidi un'anima più ardita,

Minaccia, s'ei non parte, di togliergli la vita.

Amor ciò non risveglia, ma provoca il dispetto...

MIL.

Dunque mi odiate. (altiero.)

M.BR.

Aspetti, chi vuol saperlo.

MIL.

Aspetto.

M.BR.

Signor, che da Jacobbe, che da me si pretende?

Oltre il confin del giusto vostro voler si estende;

Ma prevaler se deve l'ardir, la prepotenza,

In noi ritroverete rispetto ed obbedienza.

Jacob non sarà mio, di ciò ve ne assicuro.

Non sarò di Jacobbe, a tutti i numi il giuro.

Bastavi ancor? Non basta: deggio esser vostra, è vero?

Lo sarò, della mano vi concedo l'impero;

Ma il cuor se pretendete, voi lo sperate invano. (si alza.)

Non merita il mio cuore un barbaro inumano.

Di nozze dispettose, signor, se siete vago,

Eccovi la mia destra, , vi appago.

Sfogate dell'orgoglio l'irascibile foco:

Se vostra mi volete, vostra sarò per poco.

Se a forza strascinata vedrommi al vostro letto,

Mi ucciderà, lo spero, la pena ed il dispetto.

E se natura ingrata mi riserbasse in vita,

Milord, son nata inglese, son di alma forte e ardita.

So la via di sottrarmi. Basta; voi m'intendete.

Pensateci. Son vostra, se tal mi pretendete.

MIL.

Madama...

 

 

 


Precedente

Successivo

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (VA1) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2009. Content in this page is licensed under a Creative Commons License