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ZEL. (cercando in terra senza voltarsi) Signore.
ZEL. (cerca sul tavolino) Lo so.
ZEL. Sì signore. (Dove mai può essere questa lettera?) (cerca fra le camicie)
ROB. Ma chi volete che l'aiuti a spogliare?
ZEL. Vado subito. (torna a cercar per terra)
ROB. Che cosa cercate? Che cos'avete perduto?
ZEL. Niente. (Povera me!) (seguita a cercare)
ROB. Ma voi cercate qualche cosa sicuramente.
ZEL. (da sé) (Che l'avesse presa Fabrizio? Oh sì, senz'altro, sarà egli che l'avrà presa. Voleva dirmelo, e non l'ho lasciato parlare.)
ROB. Ma che diamine avete? non mi rispondete nemmeno?
ZEL. Scusate, signore, eccomi qui. La padrona è venuta? Vado a servirla immediatamente. (in atto di partire)
ROB. Si può sapere che cosa avete perduto?
ZEL. Niente, signore, una cosa da niente.
ROB. E per una cosa da niente v'affannate così?
ZEL. Eh, signore, un animo agitato come il mio, si altera, s'inquieta per ogni picciola cosa. Son fuor di me, non so quel che mi faccia; se il cielo non m'ajuta, io sono all'ultima disperazione. (parte)