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BAR. Serva umilissima. È ella, signore, che mi domanda?
FIL. Sono io che ho l'onore di riverirla e di supplicarla…
BAR. In che cosa la posso servire?
FIL. Un amico mio di Genova mi dà la piacevole commissione di provveder una seconda donna per quel teatro; sapendo io il di lei merito e la di lei virtù...
BAR. (con una riverenza) Mi fa troppo onore.
FIL. S'ella fosse in grado d'accettare l'offerta...
BAR. Dirò, signore... Non la ricuso affatto, ma non posso sul momento accettarla. Ho un mezzo impegno per un altro teatro.
FIL. (da sé) (Col teatro d'amore, e Don Flaminio sarà l'impresario.)
BAR. Aspetto a momenti la risoluzione, e se vi darete l'incomodo di ripassare da me...
FIL. Signora, l'offerta che faccio è poca cosa per voi. Desidero che l'altra recita vi consoli, ch'abbiate una bella parte, e che facciate sempre da prima donna. (fa una riverenza, e parte)