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FAB. Non signore, vi domando perdono. (fa vedere tutto a Roberto) Ecco la soprascritta, ecco il nome a cui era diretta, ed ecco la lettera scritta a me dal padrone, per recapitarla alla cantatrice.
ROB. Leggete, se sapete leggere. (a Lindoro) Ah, che ne dite?
LIN. (Son confuso, non so che dire.)
ROB. Conoscete ora qual moglie avete? Conoscete ora il merito suo, la sua innocenza, la sua bontà?
LIN. (addolorato) (Arrossisco di me medesimo. Non ho cuore di mirarla in faccia.)
ROB. Zelinda, vostro marito è confuso, è pentito, non ha coraggio. Eccitatelo voi; fategli animo voi.
ZEL. Ah, non mi guarda nemmeno. Mio marito ancor mi crede... Mio marito non m'ama più. (piangendo)
LIN. (voltandosi pateticamente) Sì, anima mia, che t'adoro.
ZEL. (gli corre vicino e s'abbracciano)
ROB. Mi fanno piangere dall'allegrezza. (a Donna Eleonora) Che diavolo fate voi? Che cuore avete che non piangete?
ELE. Perché volete ch'io pianga? Non piangerei nemmeno...
ROB. Nemmeno s'io crepassi; ne son sicuro.
ELE. Signor Don Filiberto, potete continuare l'impegno colla vedova. Don Flaminio la sposerà.
FLA. (a Donna Eleonora) Signora, io dipenderò da mio padre.
ROB. Abbiamo tempo, e ne parleremo. Mi basta per ora la vostra rassegnazione; opera delle insinuazioni di Zelinda. Tutto merito della virtù di Zelinda. (a Lindoro) E voi avete avuto cuore di tormentarla, e di sospettare di lei?
LIN. Signore, vi domando perdono...
ROB. Domandatelo a lei, e non vi vergognate di farlo; una moglie simile merita amore, umiliazione, e rispetto.
LIN. Sì, perdonatemi, o cara, v'ho tormentato, egli è vero, ma considerate che tutto quello che ho fatto, l'ho fatto per eccesso d'amore.
ZEL. (dolcemente a Lindoro) Per eccesso d'amore?
ZEL. Oh, una colpa sì bella merita bene che si perdoni. (si abbracciano) Son fuor di me stessa dal piacere, dalla consolazione. Chi conosce la gelosia, saprà il tormento che ci ha recato. Chi conosce il piacere di far la pace, saprà la consolazione che noi proviamo. E chi s'investe della passion dell'autore e di quella dei recitanti, saprà la gioja che può recarci il loro benignissimo aggradimento.