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EUF. Che fai tu in questa camera? Sai pure che il padrone non ti ci vuole. (a Traccagnino)
ARG. Signora, egli ha da farle un'ambasciata.
EUF. Un'ambasciata? Per parte di chi?
ARG. Via, di' alla padrona quello che tu devi dire.
TRACC. Ghe dirò, signora. Conossela Brighella, servidor de sior don Luigi?
EUF. Lo conosco. Lo manda forse donna Aspasia, di lui sorella?
TRACC. Gnora no. Lo manda proprio sior don Luigi con un bazil tanto fatto d'arzento, pien de cioccolata.
EUF. Un bacile di cioccolata? A chi la manda? (alterata)
TRACC. Tutta sta roba el dis cussì che la vien a vussoria.
EUF. A me un regalo di cioccolata?
TRACC. Eh, no la vaga miga in collera. Nol ghe manda miga la cioccolata sola; m'ha dit Brighella, che el gh'ha ordene de lassar el bazil.
EUF. Temerario! Di' a colui che se ne vada immediatamente. Riporti il bacile, come sta, al suo padrone; e tu, frasconcella, tu che sai la mia delicatezza in simili cose, ardisci favorire un'ambasciata di tal natura?
ARG. Signora, io non credeva...
TRACC. Poverazza, no la ghe staga a criar; no la l'ha fatt miga con nissuna malizia: la l'ha fatto per el ducato.
EUF. Che dici tu di ducato? Avresti preso forse qualche moneta per sì bell'uffizio? Se me lo potessi sognare, ti caccierei via in questo momento.
ARG. Possa morire, se ho neanche veduto in faccia colui che vi volea parlare.
EUF. Va subito: fa che Brighella se ne vada immediatamente, prima che il signor Pantalone ritorni a casa. (a Traccagnino)
TRACC. Arzentina, me raccomando a ti.
ARG. Dice bene la mia padrona. Le signore della sua sorta non ricevono regali.
TRACC. Recòrdete, Arzentina...
ARG. Animo, obbedisci la tua padrona.
EUF. Vattene, prima che colui ardisca passare avanti.
ARG. Il ducato è mio. Tu non ci entri.
TRACC. Ghel dirò alla patrona.
ARG. Sì, ora glielo dico io, e vedrai se ho ragione. Signora, se viene il padrone e vede quell'uomo in casa, saranno guai.
EUF. Presto, dico, vallo a licenziare, e poi torna qua.
TRACC. Sia maledetto! Tolì, el ducato no lo vadagno più.
EUF. Di' a Brighella che ringrazi per me il suo padrone, che scusi se gli rimando indietro la cioccolata, perché mi fa male e non ne bevo.
TRACC. Più tosto, per giustarla, la beverò mi.
EUF. Mi hai inteso. Vattene ed obbedisci.
TRACC. (No m'arrecordo più cossa che gh'abbia da dir; quel ducato m'ha messo in confusion). (da sé, parte)