Carlo Goldoni
Il geloso avaro

ATTO SECONDO

SCENA VENTESIMA

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SCENA VENTESIMA

 

Donna Aspasia, poi Don Luigi.

 

ASP. In tutti gli stati vi è il suo male e il suo bene. Un marito che non ha memoria, che non abbada, che lascia fare, non è certamente cattiva cosa per una moglie; ma se la sua stolidezza pregiudica la famiglia, anche la moglie se ne risente. Non c'è altro rimedio che questo: prender io il maneggio, l'economia della casa; e quello che ora si manda a male per l'inavvertenza di mio marito, impiegarlo con più proposito in qualche gioja, in qualche divertimento per me.

LUI. Sorella mia, son disperato!

ASP. Non ve l'ho detto io, che non farete niente?

LUI. Voi avete detto una bestialità.

ASP. Dunque avete fatto.

LUI. Ho fatto il diavolo che vi porti.

ASP. Chi v'intende, è bravo. Come è andata con donna Eufemia?

LUI. Con lei non anderebbe male: ma suo marito è insoffribile.

ASP. La cioccolata l'ha ricevuta?

LUI. Sì, la cioccolata, il bacile, una boccetta d'oro, tutto.

ASP. Dunque va bene.

LUI. Va malissimo. Pantalone accetta i regali, poi strapazza la moglie, mortifica le persone, e tira a cimento di precipitare.

ASP. Dunque è finita.

LUI. È finita? principia ora. Sono impuntato, e non son chi sono, se a colui non gliela faccio vedere.

ASP. Ma come?

LUI. Ditemi, ditemi: il ventaglio a donna Eufemia l'avete dato?

ASP. Non vi è stato rimedio, non l'ha voluto.

LUI. L'ho detto: non siete buona da niente.

ASP. Oh bella! ma se...

LUI. Ma se ha preso da me una boccetta d'oro, poteva molto meglio prendere da voi un ventaglio.

ASP. Ha presa dunque una boccetta d'oro?

LUI. Sì, l'ha presa.

ASP. Colle sue proprie mani?

LUI. Colle sue proprie mani. S'è fatta un poco pregare, poi l'ha accettata.

ASP. Oh falsa bacchettona sguaiata! e meco fa tanti fichi per un ventaglio? Vo' che mi senta, vo' dirle quel che si merita.

LUI. Ecco qui: voi non guarderete per un puntiglio precipitarmi.

ASP. Voi che cosa avete divisato di fare?

LUI. Mille cose mi passano per la mente; ma la migliore di tutte mi sembra questa. Vi è il dottor Balanzoni, padre di donna , che credo non sappia niente degli strapazzi che soffre la sua figliuola.

ASP. Non volete che il padre li sappia?

LUI. Tutto non sa certamente. Ho parlato con lui più volte, e convien dire che non lo sappia. Donna Eufemia per timor di quel cane non parlerà. Ma io l'informerò d'ogni cosa, e mi unirò seco lui per levargliela dalle mani.

ASP. Voi per questa strada non farete niente.

LUI. Maledetta voi ed il vostro niente. (parte)

 

 


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