Carlo Goldoni
Il geloso avaro

ATTO TERZO

SCENA SESTA

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SCENA SESTA

 

Donna Aspasia e dette.

 

ASP. Amica, compatitemi se vengo innanzi.

EUF. (Ci mancava costei). (da sé)

ARG. Signora, se avesse chiamato, sarei venuta a servirla.

ASP. Ho chiamato benissimo, e nessuno ha risposto.

ARG. Se avesse chiamato, non siamo sorde.

EUF. Chetati.

ASP. Donna Eufemia, avete una cameriera insolente.

ARG. Se non le piaccio, non mi dia il salario. (a donna Aspasia)

EUF. Sta in cervello, ragazzaccia.

ASP. Mi meraviglio come la soffrite.

EUF. Animo. Dalle da sedere.

ARG. (La farei seder volentieri sulla cima d'un campanile). (da sé)

ASP. Mi parete turbata donna Eufemia.

EUF. Sì, sono turbata assaissimo.

ARG. Servita della seggiola. (sostenuta, a donna Aspasia)

ASP. Scusi, signora, se l'ho incomodata. (ad Argentina)

ARG. (E meglio ch'io vada via. Mi sento troppo la gran volontà di pettinarla). (da sé, e parte)

 

 


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