Carlo Goldoni
Le femmine puntigliose

ATTO PRIMO

Scena Prima. Donna Rosaura e Don Florindo

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ATTO PRIMO

 

Scena Prima. Donna Rosaura e Don Florindo

 

Appartamento nella locanda, in cui sono alloggiati don Florindo e donna Rosaura.

 

Don Florindo - Signora consorte carissima, credo che ce ne possiamo tornare al nostro paese, e se aveste aderito a quello che io diceva, non saremmo nemmeno venuti a Palermo.

Donna Rosaura - Che avrebbero mai detto di noi le donne del nostro rango, se dentro il primo anno del nostro matrimonio non fossimo venuti a far qualche sfarzo nella città capitale?

Don Florindo - E che cosa diranno di noi, se torneremo alla patria, senza che una dama di questo paese siasi degnata di ammetterci alla sua conversazione?

Donna Rosaura - Ciò basterebbe a farmi morir di dolore.

Don Florindo - Penso che sarebbe stato meglio, se in luogo di aspirare alla conversazione delle dame, ci fossimo contentati di quella delle mercantesse della nostra condizione.

Donna Rosaura - Oh, questo poi no. Sono venuta a Palermo per acquistare qualche cosa di più. Per esser distinta a Castellamare, basta ch'io possa dire: sono stata in Palermo alla conversazion delle dame.

Don Florindo - Ma se questa conversazione non si può ottenere?

Donna Rosaura - Il conte Lelio mi ha dato speranza, che forse forse si otterrà.

Don Florindo - Il conte Lelio, e molti altri cavalieri ci trattano, ci favoriscono, mostrano desiderio d'introdurci per tutto; ma so che le dame non vogliono ammetterci assolutamente.

Donna Rosaura - Eppure sono stata a casa di alcune, e mi hanno ricevuta.

Don Florindo – Sì, in privato tutte ci faranno delle finezze; ma in pubblico non è possibile.

Donna Rosaura - Mi ha promesso il conte Lelio, che la contessa Beatrice prenderà ella l'impegno d'introdurmi.

Don Florindo - Questa dama non la conosco. Non le ho portato veruna lettera di raccomandazione.

Donna Rosaura - La lettera di raccomandazione, che dovremo noi presentarle, sarà un piccolo regaletto di cento doppie.

Don Florindo - Cento doppie! A che motivo?

Donna Rosaura - Per gl'incomodi che si dovrà prendere per causa nostra.

Don Florindo - E sarà tanto vile per vendere a denaro contante la sua protezione?

Donna Rosaura - Il conte Lelio maneggia l'affare: io gliel'ho promesse, e son certa che in questo non mi farete scorgere. Purché ottenghiamo l'intento nostro, che importa a voi il di cento doppie?

Don Florindo - Quando riesca la cosa bene, le sagrifico volentieri unicamente per compiacervi.

Donna Rosaura - Anzi ho divisato donare al conte Lelio un orologio d'oro per gratitudine dei buoni uffici che fa per noi.

Don Florindo - Ed egli l'accetta?

Donna Rosaura - Perché volete che lo ricusi?

Don Florindo - Per quel, ch'io vedo, si vende la protezione, come il panno e la seta.

Donna Rosaura - Ci siamo, bisogna starci.

Don Florindo - In otto giorni che siamo qui, abbiamo speso più di trecento scudi, senza veder cosa alcuna.

Donna Rosaura - Non voglio andare in nessun luogo, senza una dama che mi conduca.

 

 


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