IntraText Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Appartamento nella locanda, in cui sono alloggiati don Florindo e donna Rosaura.
Don Florindo - Signora consorte carissima, credo che ce ne possiamo tornare al nostro paese, e se aveste aderito a quello che io diceva, non saremmo nemmeno venuti a Palermo.
Donna Rosaura - Che avrebbero mai detto di noi le donne del nostro rango, se dentro il primo anno del nostro matrimonio non fossimo venuti a far qualche sfarzo nella città capitale?
Don Florindo - E che cosa diranno di noi, se torneremo alla patria, senza che una dama di questo paese siasi degnata di ammetterci alla sua conversazione?
Donna Rosaura - Ciò basterebbe a farmi morir di dolore.
Don Florindo - Penso che sarebbe stato meglio, se in luogo di aspirare alla conversazione delle dame, ci fossimo contentati di quella delle mercantesse della nostra condizione.
Donna Rosaura - Oh, questo poi no. Sono venuta a Palermo per acquistare qualche cosa di più. Per esser distinta a Castellamare, basta ch'io possa dire: sono stata in Palermo alla conversazion delle dame.
Don Florindo - Ma se questa conversazione non si può ottenere?
Donna Rosaura - Il conte Lelio mi ha dato speranza, che forse forse si otterrà.
Don Florindo - Il conte Lelio, e molti altri cavalieri ci trattano, ci favoriscono, mostrano desiderio d'introdurci per tutto; ma so che le dame non vogliono ammetterci assolutamente.
Donna Rosaura - Eppure sono stata a casa di alcune, e mi hanno ricevuta.
Don Florindo – Sì, in privato tutte ci faranno delle finezze; ma in pubblico non è possibile.
Donna Rosaura - Mi ha promesso il conte Lelio, che la contessa Beatrice prenderà ella l'impegno d'introdurmi.
Don Florindo - Questa dama non la conosco. Non le ho portato veruna lettera di raccomandazione.
Donna Rosaura - La lettera di raccomandazione, che dovremo noi presentarle, sarà un piccolo regaletto di cento doppie.
Don Florindo - Cento doppie! A che motivo?
Donna Rosaura - Per gl'incomodi che si dovrà prendere per causa nostra.
Don Florindo - E sarà tanto vile per vendere a denaro contante la sua protezione?
Donna Rosaura - Il conte Lelio maneggia l'affare: io gliel'ho promesse, e son certa che in questo non mi farete scorgere. Purché ottenghiamo l'intento nostro, che importa a voi il sagrificio di cento doppie?
Don Florindo - Quando riesca la cosa bene, le sagrifico volentieri unicamente per compiacervi.
Donna Rosaura - Anzi ho divisato donare al conte Lelio un orologio d'oro per gratitudine dei buoni uffici che fa per noi.
Don Florindo - Ed egli l'accetta?
Donna Rosaura - Perché volete che lo ricusi?
Don Florindo - Per quel, ch'io vedo, si vende la protezione, come il panno e la seta.
Donna Rosaura - Ci siamo, bisogna starci.
Don Florindo - In otto giorni che siamo qui, abbiamo speso più di trecento scudi, senza veder cosa alcuna.
Donna Rosaura - Non voglio andare in nessun luogo, senza una dama che mi conduca.