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Contessa Beatrice - È qui la signora Rosaura?
Donna Rosaura - Oh! servitori ignoranti! Non mi hanno avvisata. Sarei venuta a riceverla.
Contessa Beatrice - Non importa, non importa.
Donna Rosaura - Serva umilissima, signora contessa.
Contessa Beatrice - Serva sua, signora donna Rosaura. Addio conte.
Conte Lelio - Con tutto il rispetto (inchinandosi).
Donna Rosaura - Mi rincresce che la signora contessa siasi preso l'incomodo di venire sin qui; sarei venuta io a riverirla.
Contessa Beatrice - Il conte Lelio mi ha procurato l'incontro di conoscere una signora di merito particolare, ed io non ho tardato ad accelerarmi un tal piacere.
Donna Rosaura - S'accomodi. (Parla molto sostenuta). (piano a Lelio)
Conte Lelio - (Si serve dei veri termini). (piano a Rosaura)
Donna Rosaura - (Converrà misurar le parole) (da sé). Ma favorite d'accomodarvi. (a Beatrice)
Contessa Beatrice - Eccomi accomodata
(Siedono tutti e tre uniti: Beatrice alla dritta,
Rosaura in mezzo, il Conte alla sinistra).
Conte Lelio - (Così non istiamo bene. La Contessa non ha il suo posto). (piano a Rosaura)
Contessa Beatrice - Conte, avete fatto ammobiliar voi questo appartamento per la signora Rosaura?
Conte Lelio – Sì, signora, ho avuto io una tale incombenza.
Contessa Beatrice - E i suoi servitori li avete procurati voi?
Conte Lelio - Ne ho ritrovati alcuni per la pratica della città.
Contessa Beatrice - Perdonatemi; l'avete servita male. Cattivi mobili e pessimi servitori.
Conte Lelio - Perché dite questo, signora contessa?
Contessa Beatrice - Non vedete? Siete pur cavaliere. In una camera di udienza, le sedie tutte eguali non istanno bene. E i servitori non le sanno disporre.
Conte Lelio - (Non ve l'ho detto? La Contessa non ha il suo posto, e vi voleva una sedia distinta). (piano a Rosaura) Signora, regolerò io le mancanze del servitore, giacché per i mobili non vi è rimedio.
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(S'alza, porta la sua sedia in distanza di Rosaura,
e fa che Beatrice resti alla dritta della medesima)
Donna Rosaura - (Ho piacer d'imparare; anch'io a Castellamare farò così). (da sé)
Contessa Beatrice - Conte mio, vi siete preso un incomodo, che lo potevate risparmiare. L'errore non consisteva nella vostra sedia, ma nella mia. Il sole di quella finestra mi offende la vista.
Conte Lelio - (Ho capito). (da sé) Permettetemi ch'io vi rimedi. (s'alza, fa alzare Beatrice, e porta la di lei sedia in distanza di Rosaura colla spalliera verso la finestra, cosicché viene a restare in faccia a Rosaura, nel primo luogo della camera d'udienza)
Contessa Beatrice - (Conte, se l'ho da condurre alla conversazione delle dame, insegnatele qualche cosa). (piano al Conte, e siede)
Donna Rosaura - (Questa poi non l'intendo). (piano al Conte)
Conte Lelio - (Quello è il primo luogo. Nella camera d'udienza, sempre la persona, che si riceve, va collocata in faccia alla padrona di casa, e in faccia alla porta, o almeno di fianco). (piano a Rosaura)
Donna Rosaura - (Anche questa è buona per Castellamare). (da sé)
Conte Lelio - Su via, signore mie, diciamo qualche cosa di bello. (torna a portare la sua sedia vicino a Rosaura, e gira alquanto quella di essa Rosaura, acciò resti in faccia alla Contessa Beatrice)
Contessa Beatrice - E così, signora Rosaura, come vi piace la città di Palermo?
Donna Rosaura - Non posso dirlo, perché non l'ho ancora veduta.
Contessa Beatrice - Quant'è che ci siete?
Donna Rosaura - Saranno otto giorni.
Contessa Beatrice - In otto giorni sarete stata in qualche luogo.
Donna Rosaura - Non sono uscita di casa, altro che una volta sola.
Contessa Beatrice - Per qual ragione?
Donna Rosaura - Per non aver avuto una dama che mi favorisse.
Contessa Beatrice - (Che pretensione ridicola!) E partirete di Palermo senza vederlo?
Donna Rosaura - Spero che la signora contessa mi onorerà della sua compagnia.
Contessa Beatrice - Conte, che ora abbiamo?
Conte Lelio - Non lo so davvero; il mio orologio va male; voi, che venite ora di fuori, potreste saperlo meglio di me. (a Beatrice)
Contessa Beatrice - Ma pure che ora direste voi che fosse?
Conte Lelio - Signora Rosaura, dite voi la vostra opinione.
Donna Rosaura - Io dico, che saranno sedici ore.
Contessa Beatrice - Ed io dico che saranno diciassette.
Donna Rosaura - Quando la signora contessa lo dice, sarà così.
Conte Lelio - (Oh diavolo! E la scommessa?). (piano a Rosaura)
Donna Rosaura - (È vero, non ci ho pensato). Signora Contessa, io scommetto che sono sedici ore.
Contessa Beatrice - O sedici o diciassette, non ci penso. Ma è ora che vi levi l'incomodo, e me ne vada. (sostenuta)
Conte Lelio - (Sentite? Se l'ha avuto per male). (piano a Rosaura)
Donna Rosaura - (È molto puntigliosa!). (piano a Lelio)
Conte Lelio - (Eppure è delle più correnti e facili che vi sieno). (piano a Rosaura)
Contessa Beatrice - A mezzogiorno devo esser a casa, ove alcune dame saranno per favorirmi.
Conte Lelio - A che ora suona il mezzogiorno?
Contessa Beatrice - Alle diciassette.
Conte Lelio - (Dite alle diciotto). (piano a Rosaura)
Donna Rosaura - Perdoni, signora contessa, ella s'inganna; il mezzogiorno suona alle diciotto.
Contessa Beatrice - Lo volete insegnare a me? Suona alle diciassette.
Conte Lelio - (Ora è il tempo). (piano a Rosaura)
Donna Rosaura - Scommetto che suona alle diciotto.
Contessa Beatrice - Scommetto che suona alle diciassette.
Conte Lelio - Animo, che cosa volete scommettere, signore mie?
Contessa Beatrice - Tutto quello che vuole la signora Rosaura.
Donna Rosaura - Scommetto cento doppie.
Contessa Beatrice - Doppie di Spagna?
Contessa Beatrice - Benissimo. Accetto la scommessa. Cento doppie di Spagna, che mezzogiorno suona alle diciassette.
Donna Rosaura - Che suona alle diciotto.
Contessa Beatrice - Ma chi deciderà la scommessa?
Conte Lelio - Io, signora, se vi contentate. Ecco un giornale veridico ed accreditato. Ecco qui: Tavola del mezzogiorno: undici Aprile, a ore diciassette. Signora donna Rosaura, avete perduto la scommessa.
Contessa Beatrice - Ho vinto, ho vinto. (con allegria)
Donna Rosaura - Benissimo, ed io sono pronta a pagare. Ecco, signora contessa, una borsa con cento doppie di Spagna. Contatele, se ne avete dubbio.
Contessa Beatrice - Mi maraviglio. Mi fido di voi.
Conte Lelio - (Anche questa è andata bene, che non credeva). (da sé)
Contessa Beatrice - Il mezzogiorno dunque suona alle ore diciassette; ma presentemente che ora sarà?
Donna Rosaura - Io direi che fossero sedici.
Contessa Beatrice - Ed io scommetto che sono diciassette.
Donna Rosaura - Signora contessa, siete troppo brava; con voi non scommetto più. (Ne piglierebbe altre cento). (da sé)
Contessa Beatrice – Orsù, volete venire con me? (a Rosaura).
Contessa Beatrice - A casa mia, dove vi saranno quattro o cinque dame invitate unicamente per voi.
Donna Rosaura - Riceverò volentieri le vostre grazie. Ma prima, se vi contentate, beviamo la cioccolata. Chi è di là? (chiama)