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Don Florindo - O metti quell'abito nel baule, o ti rompo le braccia. (ad Arlecchino)
Arlecchino - (Star fresca, star fresca) (da sé)
Donna Rosaura - Che intenzione avete, signor consorte?
Don Florindo - Che andiamo immediatamente a casa nostra.
Conte Onofrio - Senza desinare?
Don Florindo - Or ora verrà il postiglione col carrozzino attaccato.
Donna Rosaura - L'ho da saper ancor io. Porta via quell'abito. (ad Arlecchino minacciandolo)
Don Florindo - Lascia lì quell'abito. (al medesimo minacciandolo)
Donna Rosaura - E perché vorreste fare una simile bestialità?
Don Florindo - Perché degli affronti ne ho ricevuti abbastanza.
Donna Rosaura - Niente per altro? Porta l'abito nel guardaroba. (ad Arlecchino come sopra)
Don Florindo - Metti l'abito nel baule. (al medesimo, come sopra)
Arlecchino - (Star fresco, star fresco). (da sé con paura)
Conte Onofrio - Amico, queste risoluzioni repentine sono per lo più sconsigliate, e importune. Pensateci un poco. Fate una cosa; desinate, e frattanto avrete luogo a riflettere. (a Florindo)
Don Florindo - Vi ho pensato tanto che basta. E voi, signor conte Onofrio, in questo non ci avete da entrare.
Conte Onofrio - C'entro, perché siete mio buon amico.
Don Florindo - Se foste mio amico, non mi avreste piantato qui come un villano, obbligandomi a venire a piedi, quando voi andavate in carrozza.
Donna Rosaura - Veramente mio marito non dice male, e se non avessi avuto riguardo alla contessa Beatrice, non sarei nemmen io venuta nella vostra carrozza.
Don Florindo - Ho piacere che ancor voi comprendiate la verità. (a Rosaura) Metti quell'abito nel baule. (ad Arlecchino come sopra)
Donna Rosaura - Lascia stare. Portalo nel guardaroba. (al medesimo, come sopra)
Conte Onofrio - Io resto stordito di questa cosa. Non ci ho abbadato. Se mi dicevate qualche cosa, vi dava volentieri il mio posto, ed io sarei restato qui ad aspettarvi, e mi sarei divertito col vostro cuoco.
Donna Rosaura - Sentite? Non l'ha fatto a malizia, non l'ha fatto per disprezzo, ma con inavvertenza. Vi domanda scusa, che cosa volete di più? (a don Florindo) Moro, va via con quell'abito. (ad Arlecchino)
Don Florindo – Fermati. (ad Arlecchino) Ma che abbiamo da fare in Palermo? Che cosa possiamo sperare da queste dame?
Donna Rosaura – Oh, se sapeste, marito mio, quante cortesie ho ricevute, voi stupireste. Non è vero, conte Onofrio?
Donna Rosaura - Vi era la contessa Eleonora: che galante dama! Vi era la contessa Clarice: che dama compita! Mi hanno fatto tante finezze; mi hanno fatto sedere in mezzo di loro, non si saziavano di lodarmi. Oggi verranno a farmi visita. Stassera verranno tutte alla festa di ballo della contessa Beatrice, staranno colà a cena, e noi balleremo e ceneremo con tutte le dame.
Conte Onofrio - E voi ci manderete il vostro salvaggiume e il vostro cuoco. (a Florindo)
Donna Rosaura - (Tutto voglio che mandiate; tutto, anco la cera per il festino). (piano a Florindo)
Don Florindo - Ma come tutto in una volta queste dame si sono mutate?
Donna Rosaura - Basta che una dia principio, tutte le altre corrono dietro. Siamo obbligati alla contessa Beatrice.
Arlecchino - Porto, o metto? (a Florindo, e Rosaura)
Conte Onofrio - Se sapeste quanto ho operato per voi! Basta, ne parleremo con comodo. Non andate ancora a desinare?
Donna Rosaura - Il conte Onofrio oggi favorisce di pranzar con noi.
Don Florindo - Mi rincresce che, per la risoluzione di partire, non ho fatto preparar nulla.
Conte Onofrio - Oh! Cosa avete fatto? Dov'è il cuoco? (a Florindo)
Don Florindo - Sarà in cucina.
Conte Onofrio - Presto, presto; cuoco, dove siete? Cuoco. Animo: legne, carbone, in quattro salti facciamo tutto. (parte)
Don Florindo – Presto, al cameriere che trovi il bisogno. (parte)
Donna Rosaura - Presto, la padrona di casa, che dia fuori la biancheria. (parte)