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Brighella - Lustrissima. Gh'è la siora contessa Clarice in carrozza, che la manda l'imbassada per vegnirla a reverir, se la se contenta.
Donna Rosaura - È padrona. Chi ha mandato?
Donna Rosaura - Digli ch'è padrona, e poi torna qui.
Brighella - A Castellamar donca no se va più?
Donna Rosaura - No, non si va per ora.
Brighella - Se la sentisse, cossa che dise el postiglion.
Donna Rosaura - Bene, che cosa dice?
Brighella - El dise robba del diavolo. El canta de musica come un sopran; (e mi sotto ghe fazzo el basso). (da sé; parte, poi torna)
Donna Rosaura - Si vede che la contessa Clarice fa stima di me; manda a farmi l'ambasciata per il bracciere, e non per lo staffiere.
Brighella - (torna) Ghe l'ho dito.
Donna Rosaura - Presto, prepara le seggiole.
Brighella – Subito. (tira innanzi due seggiole della camera)
Donna Rosaura - No, no, va in sala, prendi una sedia grande coi bracciuoli.
Brighella - La servo. (va, e torna con un seggiolone antico e pesante)
Donna Rosaura - Ho imparato come si fa. Non mi fo più burlare.
Brighella - Eccola qua, la pesa che l'ammazza.
Donna Rosaura - Metti lì. (gli addita il luogo)
Donna Rosaura - No, un poco più là.
Brighella - Qua, come el trono.
Donna Rosaura - E qui la mia. (in distanza dell'altra)
Brighella - E qua la sua.
Donna Rosaura - Vanne, vanne, che vien la contessa. Alza la portiera.
Brighella - (Figureve cossa che l'ha da far al so paese. L'ha da far inmattir tutta la servitù). (da sé, parte)
Donna Rosaura - Voglio incontrarla sulla porta.