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ATTO TERZO
Scena Ultima. La contessa Eleonora, la contessa Clarice, il conte Ottavio, dame e cavalieri
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Conte Ottavio - Signore mie, per rimediare in parte al discapito della nostra riputazione, direi che fosse ben fatto unire fra di noi le cento doppie, e farle avere alla signora Rosaura, prima della sua partenza. Io ne esibisco trenta, che tengo in questa borsa. (fa vedere una borsa con varie monete)
Contessa Eleonora - Per parte mia, eccone sei. (mette sei doppie nella suddetta borsa)
Contessa Clarice - Ed io ve ne posso dar otto. (fa lo stesso)
Conte Ottavio - E voi dame, e voi cavalieri, concorrete a quest'opera degna di noi? (va dai cavalieri e dalle dame, e tutti gli danno denari) Ecco raccolte le cento doppie. Andrò a presentarle per parte della nobiltà alla signora donna Rosaura.
Contessa Eleonora - La contessa Beatrice non la pratico più.
Contessa Clarice - Nemmen io mi degno più di farmi vedere con lei.
Conte Ottavio - In questa occasione non disapprovo che facciate le puntigliose. Non è decoro delle persone onorate trattar con gente venale, che non sa sostenere il suo grado. Ognuno cerchi di conversare con chi può rendergli egual onore; ma niuno aspiri a passar i limiti delle sue convenienze, servendogli d'esempio il fatto comico di donna Rosaura.
([1]) Povero agghiacciato, cioè miserabile [Nota dell'A.]
([2]) muschietto: testa bizzarra, difficile [Nota dell'A.]